Oggi, 23 aprile, a Bruxelles si riunirà il Consiglio straordinario dei capi di stato e di governo europei, convocato con urgenza su richiesta dell’Italia - appoggiata da altri paesi come la Francia - per decidere le misure d’emergenza sulla tragedia delle morti degli immigrati nel Mediterraneo. All’ordine del giorno, oltre alla discussione sui programmi Mare Nostrum e Triton, ci sono anche le ipotesi di un blocco navale, di un intervento diretto per distruggere i barconi e la possibile decisione sull’intervento militare in Libia con tutti i rischi e le conseguenze imprevedibili che questo comporterà. Sono molti però i dubbi, anche al livello dei capi di stato europei (la cancelliera Merkel, ad esempio, si è espressa per esempio contro intervento militare).

In Italia, la Cgil critica le opzioni militari e rilancia l’idea dei corridoio umanitari. "Non è con le opzioni militari né con il rafforzamento dei dispositivi di sicurezza alle frontiere che si può affrontare la tragedia umanitaria che stiamo vivendo. Il presidente del Consiglio ha fatto bene a chiedere la convocazione urgente del Consiglio europeo, ma ora non deve sprecare questa occasione prestandosi a soluzioni pericolose e inefficaci". Così Vera Lamonica, segretaria confederale della Cgil, in vista del vertice straordinario dell'Ue sull'emergenza immigrazione.

"Il raddoppio di Triton, il cui impegno resterebbe comunque molto al di sotto di quello di Mare nostrum, non risolve il problema fondamentale della sua missione: il suo scopo deve infatti consistere nella ricerca e nel soccorso, cosa non affatto chiara", sostiene Lamonica. "In secondo luogo - continua - evitare che le persone muoiano in mare non può voler dire lasciarle morire sulla terraferma, dove gli occhi dell'Europa non arrivano. Non bisogna difendersi 'dai' disperati, ma difendere 'i' disperati, questo deve essere l'obiettivo dettato dai valori della politica, dell'etica e della civiltà dell'Europa".

"Affrontare l'emergenza e individuare una soluzione a livello europeo significa anche e soprattutto condivisione dell'accoglienza. Fino a quando i ricollocamenti umanitari dipenderanno dalla volontarietà dei singoli stati - spiega la dirigente sindacale - la risposta sarà finta". "È fondamentale invece intervenire nei luoghi di partenza e di transito, e per questo continuiamo a chiedere l'apertura di canali umanitari. È evidente a tutti - prosegue - che la stabilizzazione della Libia non è a portata di mano e che la necessaria azione per la pace in tutte le aree interessate da conflitti, oltre a non aver bisogno di improbabili interventi militari, implica tempi più lunghi rispetto all'urgenza di salvare le vite torturate di donne, uomini e bambini che non sono immigrati, ma profughi e richiedenti rifugio e asilo".

"Corridoi umanitari, Mare nostrum europeo, superamento del regolamento di Dublino tre: sono queste le richieste avanzate da decine di organizzazioni e associazioni il 21 aprile nelle piazze di tutta Italia. Si ascoltino loro - conclude Lamonica - e non le forze del populismo e della demagogia che speculano sui morti e sulla sofferenza umana".