“La riforma della finanza invocata da più parti all'inizio della crisi ora sembra passata di moda. Ma oggi un'altra finanza non soltanto è possibile, è indispensabile”. A dirlo è Luca Fantacci, docente di Scenari economici alla Bocconi, nel suo intervento al convegno 'Riformare il capitalismo finanziario' organizzato oggi (30 ottobre) a Roma dalla Cgil. “Se la riforma strutturale - osserva il docente - è quella che elimina posizioni di rendita a favore del libero mercato, allora la prima forma di rendita da eliminare è proprio quella finanziaria. Il fatto che non si parta da là a me sembra paradossale”.

Tuttavia, sottolinea Fantacci, non è corretto individuare la finanza speculativa con accezioni soltanto negative. “È una parte del sistema - chiarisce il docente - che svolge una funzione vitale, l'economia reale non può farne a meno. La sua funzione è cruciale nel trasformare il risparmio in investimenti, un processo che alla fine crea ricchezza collettiva: domani non ci sarà risparmio se oggi non investiamo”. Insomma, “anche senza finanza non c'è futuro”.

Il suo ragionamento spazia fino alle origini della crisi e alla attuale necessità, sollevata da più parti, di aumentare la domanda, strada che però passa per l'indebitamento, pubblico o privato che sia. Che forma prenderà questo debito? L'unica certezza, osserva l'esperto, è che “la forma attuale è inadeguata rispetto ai compiti vitali che deve svolgere”, col risultato di “disuguaglianza crescente dei redditi” e di una “finanza che detta legge sulle politiche dei governi. E non dipende solo dalla crisi: la finanza manca il suo compito già quando presta indiscriminatamente a tutti”.

“La cosiddetta 'crisi dei debiti sovrani' - sottolinea ancora Fantacci - è in realtà una crisi dei debiti esteri che è nata con l'euro, è questa la faglia che rischia di spaccare il Continente. È vero, infatti, che la moneta unica all'inizio ha messo al riparo dal rischio di cambio e questo fatto comodo a tutti, compresi i facoltosi investitori della Germania”, ma oggi le conseguenze sono ben note a tutti.

Da qui la proposta anticrisi di una 'doppia camera di compensazione'. Da una parte a livello centrale sugli interessi che devono diventare simmetrici e “gravare sia sui debitori sia sui creditori”; dall'altra, una camera di compensazione fra imprese per farsi credito a vicenda anziché rivolgersi solo alle banche. Non come fanno oggi, smettendo semplicemente di pagarsi a vicenda. “L'ipotesi - conlcude Fantacci - diventa ancora più interessante se in questo meccanismo di crediti di compensazione entrano la Pubblica amministrazione e in ultimo anche i lavoratori tramite accordi sulla contrattazione aziendale”.