“Non abbiamo alcuna intenzione di arrenderci. La legge di stabilità contiene un taglio insostenibile al Fondo patronati, che, di fatto, cancella ogni possibilità di continuare a svolgere il lavoro di tutela previdenziale e assistenziale che facciamo da 70 anni". È questo il commento 'a caldo' di Morena Piccinini, presidente Inca, dopo l'avvenuta bollinatura della manovra economica da parte della Ragioneria dello Stato. 

Secondo Piccinini, “150 milioni di euro in meno significano una riduzione del 35% delle risorse complessive date al Fondo patronati. Una cifra enorme, che avrebbe delle ricadute significative anche sul piano occupazionale, mettendo a rischio i posti di lavoro di migliaia di operatori, che quotidianamente assicurano l'assistenza ai cittadini nel rapporto con la pubblica amministrazione”.

“Se il governo Renzi – afferma la presidente Inca - continuerà ad avere un atteggiamento ostile verso i soggetti intermedi di pubblica utilità, quali sono i patronati, dovrà anche assumersi la responsabilità di dire ai cittadini che il suo esecutivo ha deciso di cancellare tra i diritti costituzionalmente garantiti, quello alla tutela gratuita e soprattutto dovrà dire loro a chi devono rivolgersi per poter avere una risposta adeguata dalla pubblica amministrazione, visti anche i tagli già annunciati che la riguardano”.

“I patronati rappresentano un pezzo fondamentale del welfare pubblico e svolgono un lavoro socialmente prezioso – spiega ancora Piccinini – senza il quale soprattutto tutte le persone rischiano di essere date in pasto al mercato dei faccendieri senza scrupoli che, spesso, con una buona dose di cinismo si fanno pagare prestazioni finora garantite in modo gratuito da questi istituti”.

“Mettere una pietra tombale sulla tutela – precisa il presidente del patronato Inca –, significa prefigurare un welfare miserevole, basato solo sulle liberalità, che di volta in volta il governo centrale elargisce, non in base a un diritto sancito dalle leggi, ma in considerazione di un concetto aleatorio di benevolenza. Una ipotesi inaccettabile, che avvierebbe il nostro Paese verso una pericolosa deriva antidemocratica”.