“Anke io sto svolgendo uno stage, ma appena posso vado via se trovo altro, lo stage sarebbe di 6 mesi, ma non mi sembra giusto fare uno stage di 6 mesi per fare la commessa!! Ahaha! mi viene da ridere! Mamma mia certo che le aziende non sanno più cosa inventarsi per avere personale in più sottopagato!”. Questo è uno dei tanti commenti rilasciati sul forum di studenti.it, luogo di incontro virtuale per migliaia di giovani. Lo ha scritto Pjccolastella, nickname scelto da una ragazza appena uscita da un istituto superiore e alle prese con la ricerca del primo impiego. Una vera giungla per i tantissimi giovani che ogni anno escono da scuola o università per entrare nel mondo del lavoro.

“Dal punto di vista normativo, in Italia, la situazione negli ultimi anni è sicuramente migliorata. C'è stata una crescente attenzione al tema, testimoniata dalle linee guida approvate il 24 gennaio 2013 in sede di Conferenza Stato-Regioni e trasformate in legge, nel corso dell'anno scorso, da quasi tutte le Regioni. Leggi certo limitate ai tirocini extracurriculari, salvo la Lombardia, ma che hanno comunque inciso positivamente, introducendo per esempio il diritto al rimborso minimo di 300 euro”, afferma Salvatore Marra, responsabile politiche giovanili Roma e Lazio per la Cgil e presidente del Comitato giovani della Ces a Bruxelles.

Bisogna precisare però – continua il sindacalista – che le linee guida Stato-Regioni stabiliscono i requisiti di durata dei tirocini (6 mesi per quelli formativi, 12 per quelli di inserimento, fatta eccezione per quelli riservati alle categorie svantaggiate) e un tetto al numero di stage attivabili (uno per le imprese da 0 a 5 dipendenti, due per quelle da 6 a 20 dipendenti, il 10% nelle grandi aziende), ma si rivolgono però solo ai tirocini extracurriculari, cioè a quelli che non rientrano in un percorso di studio o formazione, come per esempio quelli fatti durante l’estate dai ragazzi delle superiori presso le aziende per il turismo. Restano fuori anche i tirocini per la pratica professionale, quelli svolti all’estero e i tirocini estivi”. È stata la cosiddetta riforma Fornero a ha dare il via al percorso che ha portato alle linee guida. “Anche se proprio il fatto che ogni Regione recepisca le linee guida e le attui in modo diverso crea delle disparità”, precisa Marra.

Fin dall’introduzione delle norme del pacchetto
Treu gli stage, o tirocini, erano pensati per integrare e concludere il percorso formativo, sia negli istituti scolastici superiori che nelle università: in sostanza si tratta di attività di alcuni mesi in aziende ed enti dove imparare il lavoro pratico durante e dopo gli studi. Ma spesso le mansioni svolte diventavano un vero e proprio impegno lavorativo, a cui però non corrispondeva né un’adeguata retribuzione o un semplice rimborso spese, né tanto meno un valido percorso formativo. Così da strumento di formazione e avviamento al lavoro, gli stage sono divenuti in buona parte un mezzo di sfruttamento: nel periodo 2012-2013 circa il 40% degli stagisti non erano retribuiti né ricevevano un rimborso spese, il 21% ricevevano un rimborso inferiore ai 400 euro, il 28% inferiore a 600 euro e solo il 10% tra 600 e 700 (i dati sono tratti da una ricerca Camera del lavoro di Bologna). Inoltre nella maggior parte dei casi non era prevista la malattia, né l’interruzione per gravidanza o infortunio, come invece ora è d’obbligo. Con la legge Fornero è stato quindi fatto un primo passo per dire addio agli stage in tabaccheria da 40 ore la settimana e senza compenso. O almeno si spera.

Ma se l'Italia piange, il resto della zona euro certo non ride, visto che la disoccupazione giovanile è al 23% e ben oltre il 50% degli stage non sono retribuiti. Anche l'Europa ha dovuto così pensare a progetti e strumenti nuovi per arginare questo grave problema generazionale. Uno di questi è la “Youth Guarantee”, un grande progetto che interesserà tutti i paesi europei, Italia compresa. Con le nuove misure introdotte dal “Jobs Act” di Renzi, poi, la riforma dovrebbe garantire a tutti i giovani di età inferiore ai 25 anni (estesa forse anche agli under 29) un’offerta valida entro 4 mesi dalla fine degli studi o dall’inizio della disoccupazione. E, se non supereranno il reddito annuo, anche i famosi 80 euro lordi mensili appena elargiti dal governo.

“A livello Europeo – prosegue il presidente Comitato giovani della Ces – è stata creata una Carta europea per la qualità di stage e praticantato, ma è insufficiente visto che non ha valore prescrittivo nei confronti degli stati nazionali. Così continua a esserci un forte abuso che trasforma questi importanti momenti di transizione per un giovane in vere e proprie trappole. Per la maggior parte delle persone, infatti, non c’è connessione tra stage e inserimento nel mondo del lavoro; inoltre, il fatto che oggi il 52% dei tirocini in Europa non siano retribuiti crea un problema di pari opportunità, visto che i più svantaggiati, se non hanno una famiglia alle spalle, non possono accedervi. La Commissione europea promuove la mobilità dei giovani ma poi persistono situazioni legislative diverse da Stato a Stato che rendono tutto più complicato. Come si può essere mobili, da giovani, se i diritti non si muovono con te?”.

L’Italia, quindi, con la convenzione Stato- Regioni,
dopo i paesi nordici tipo la Svezia, sembra essere la nazione messa meglio in fatto di tirocini e stage. Ed è un tutto dire: “Le criticità infatti sono molte – dice il sindacalista – oltre ai diversi rimborsi tra regione e regione, che vanno da un minimo di 300 euro in Sicilia, Basilicata e Calabria, a un massimo di 600 in Piemonte, rimane la questione della partecipazione delle parti sociali, prima infatti i datori di lavoro che prendevano stagisti erano obbligati all’invio del prospetto informativo alle parti sociali, ora ogni regione fa a modo suo. Occorrerebbe un monitoraggio costante su tutta la nazione e un maggior coinvolgimento di tutti”.

Spostandosi in giro per l’Italia ci si accorge che in alcune Regioni il rischio che la nuova legge incentivi gli “stagifici” è alto. “Nella nostra Regione – spiega Andrea Gattuso, responsabile delle politiche giovanili della Cgil Sicilia - La giunta guidata da Rosario Crocetta il 23 luglio scorso, nell’ultimo giorno utile per legge, ha recepito le linee guida nazionali sui tirocini, fissando un’indennità minima per i tirocinanti di 300 euro. Questo ha sollevato un grande scontento visto che da anni chiedevamo un confronto su questo tema e avevamo presentato una proposta di legge di iniziativa popolare raccogliendo ben 12mila firma che non sono state prese in minima considerazione. Senza considerare la cosa più sconcertante di tutte: la regione ha raddoppiato il numero minimo di stagisti per aziende rispetto alle Linee Guida. Ovvero un’azienda che ha da 0 a 5 dipendenti potrà avere due stagisti anziché uno come in altre regioni”. Il fatto che in Sicilia sia stato accordato dalla Regione il contributo minimo desta ancora più scalpore se si pensa che la regione ha ben 16mila stagisti solo nel privato, nel pubblico oltre 20mila, e che ha ricevuto milioni di euro per questo biennio per i tirocini: 10 milioni dal programma Garanzia Giovani, 19 milioni sul Piano Giovani, 3 milioni dal bando Neet Italia Lavoro, per i ragazzi che non studiano e non lavorano, 50 milioni circa dalla ripartizione dei fondi sui tirocini per il Sud dal Dl 76/2013.

“Anche la Campania – dice Gattuso – non è da meno
. Questa Regione infatti ha triplicato il numero di stagisti minimi: un’azienda che ha da 0 a 5 dipendenti ne potrà prendere ben tre”. Il rischio è che si preferisca avere stagisti anziché lavoratori assunti o praticanti. Visto poi che un giovane può fare quanti stage vuole, altro rischio è che ci si ritrovi impelagati in una catena di stage senza uscita.

Non tutte le regioni, poi, prevedono sanzioni contro gli abusi da parte delle aziende: la Puglia ha stabilito per esempio un’indennità di 400 euro, incentivi alle aziende che assumono gli stagisti, una durata massima di 6 mesi anche per i tirocini di inserimento e sanzioni contro gli abusi fino a 6mila euro, esattamente come il Lazio; ma non come il Molise, che ha un’indennità fissata di 300 euro per i tirocini formativi e di orientamento e 400 per quelli di inserimento. Insomma, non tutti gli stage sono uguali, questo è certo. “La strada da fare è molta – conclude Andrea – ma abbiamo deciso fermamente di dire basta agli stage truffa e denunceremo ogni situazione di sfruttamento”. Almeno da oggi in poi uno stagista che sistema i pacchi di pasta al supermercato non lo farà più gratis, dalla Sicilia al Piemonte.