Centomila in meno in tre anni. La crisi in questi anni ha colpito anche i manager. Nel 2008, secondo i dati Istat, in Italia erano 500.000. Nel 2011 erano calati a 396.000, con una perdita quindi in tre anni di 104.000 unità, pari al 20,8%. E senza differenze di genere: la scure si è abbattuta su tutti, i dirigenti uomini sono calati del 21,5%, le donne ai posti di comando (che in numero assoluto sono molte meno) sono diminuite del 19,7%. Lo scrive Il Messaggero. Che ha sentito Giorgio Ambrogioni, presidente Federmanager: “Solo una parte riesce a mantenere la stessa qualifica. Alcuni sono costretti ad accettare il ritorno alla posizione di quadro. Sono ancora di più quelli che diventano manager atipici, ovvero una sorta di co.co. pro o partita Iva”. In migliaia, tra 45 e i 50 anni, si ritrovano completamente a spasso. A rendere più numeroso l'esercito dei manager disoccupati c'è anche il fatto che – sottolinea Ambrogioni – “i dirigenti sono gli unici lavoratori dipendenti che possono essere licenziati in qualunque momento. Paghiamo i contributi per mobilità ma ne siamo esclusi per legge”. L'associazione ha recentemente scritto al viceministro del Welfare, Michel Martone, per chiedere un tavolo di concertazione sulle problematiche del settore, anche alla luce delle due recenti riforme, delle pensioni e del lavoro.