“Inizierà domani pomeriggio il confronto di merito sui rapporti di lavoro per i pubblici dipendenti. Da una parte del tavolo Stato, Comuni, Province e Regioni. Dall'altra i sindacati, i quali si aspettano un proposta scritta dell'esecutivo su modello contrattuale, flessibilità in entrata e in uscita”. Lo scrive l’Unità che fa il punto sui problemi aperti nel settore.

L'appuntamento diventa anche occasione per attuare quello che prevede la riforma del mercato del lavoro Monti-Fornero, che prevede “eventuali adeguamenti” (così il testo) del settore pubblico, nel quale “ad oggi si contano 80mila tempi determinati, circa 60mila collaboratori coordinati e continuativi, 40mila atipici di altri tipi, oltre i 200mila precari della scuola. Un esercito di atipici, che hanno fornito servizi, coperto ‘buchi’ provocati dal lungo periodo di blocco. “Si è creato una sorta di mercato del lavoro parallelo – afferma Michele Gentile coordinatore del settore pubblico per la Cgil –. A questo punto, se è vero che l'obiettivo del governo è allargare le tutele, come si garantisce la stabilità a queste persone?”. Insomma, come traslare il ‘modello Fornero’ per il pubblico?

Un altro nodo del tavolo riguarda l'altra disposizione della riforma Fornero che prevede costi aggiuntivi per chi assume atipici dell'I,4%. Per le amministrazioni pubbliche vuol dire un aumento di spesa, che non sempre è consentito dai bilanci in sofferenza. E poi c’è il punto della flessibilità in uscita, ovvero quello che tutti conoscono come articolo 18. “Ho l'impressione che si voglia proseguire con il modello Brunetta senza Brunetta – conclude Gentile –. Ovvero considerare la pubblica amministrazione equivalente al privato. Ma non è così”.