"Il fermento dei paesi arabi ha influenzato i rapporti economico-politici tra i paesi del Mediterraneo". E' quanto ha sostenuto il segretario generale della Cgil della Campania, Franco Tavella, intervenendo alla conferenza "Mediterraneo mare di pace e di prosperità", promossa a Napoli dalla confederazione regionale. "Mediterraneo - ha affermato Tavella - vuol dire mare di pace, nuove capacità di accoglienza, politiche di scambio, dell’economia e del turismo".

Nel corso dell'incontro sono intervenuti,
tra gli altri, alcuni esponenti dei sindacati dell'area, come Kacem Afaya, segretario nazionale della UGTT della Tunisia, Ricardo Bellera, responsabile relazioni internazionali delle CCOO di Catalogna, Federico Libertino, segretario generale Camera del Lavoro di Napoli, Panagiotis Syriopoulos, segretario confederale del GSEE della Grecia, i quali hanno sostenuto l’idea che la pace e la democrazia sono condizioni necessarie e sufficienti per la prosperità, la tolleranza, l’integrazione e lo sviluppo sociale.

Vincenzo Parziale, responsabile della politica
internazionale della Cgil Campania, dopo avere rilevato l'importanza dell'iniziativa delle strutture regionali nelle relazioni con i sindacati degli altri paesi dell'area, ha annunciato un forum dei sindacati con sede a Malta "nel quale sia possibile discutere il diritto al lavoro, le politiche sociali e locali delle comunità degli immigrati".

Le conclusioni sono state affidate a Nicola Nicolosi,
segretario confederale Cgil: "L’area del Mediterraneo - ha detto - è molto importante per la storia occidentale e la Cgil assegna un ruolo fondamentale al rapporto di fratellanza con i paesi che vi si affacciano. Le buone relazioni di vicinato possono diventare un arricchimento non solo dal punto di vista culturale, ma anche economico. Bisogna rompere il muro di diffidenza, anche religiosa, che ha caratterizzato il Sud del Mediterraneo e far diventare quest’ultimo un’area di libero scambio, di laicizzazione". "Anche noi - ha concluso Nicolosi - abbiamo vissuto questo periodo buio e ne siamo venuti fuori solo con l’illuminismo. L’auspicio è che anche i paesi islamici possano vivere un illuminismo originale. Non può essere la religione a dividere: bisogna lavorare per rafforzare le condizioni sociali".