Stefano Cucchi, il ragazzo romano morto il 22 ottobre 2009 all’ospedale Pertini di Roma dopo una settimana di agonia, ha probabilmente subito lesioni, ma la causa diretta del decesso è stata la disidratazione, che ha portato a un’eccessiva perdita di peso: 10 chili in sei giorni. E’ quanto emerge dalla relazione della commissione d'inchiesta sull'efficacia del servizio sanitario nazionale che è stata votata all'unanimità.

La relazione sarà trasmessa alla Procura e al presidente del Senato, Renato Schifani. Lo annuncia il presidente della commissione, Ignazio Marino. Per la vicenda tre agenti di polizia e tre medici sono attualmente indagati.

Pur sottolineando la sindrome traumatica di cui era portatore Stefano Cucchi, dovuta a lesioni al viso e alle vertebre “probabilmente inferti”, i consulenti tecnici, specifica la relazione della commissione, “ritengono che si possa escludere, senza incertezza, che il decesso si debba alle conseguenze del trauma subito”.

“Sulla vicenda di Stefano Cucchi – afferma Marino -, ci sono state responsabilità dei medici, nostro compito è quello di individuarle e di invocare una piena, puntuale e completa attuazione del decreto del presidente del Consiglio dei Ministri del 2008 che indica con chiarezza che chi si trova in stato di detenzione ha gli stessi diritti alla salute di chi non si trova in quelle condizioni”.

“Sono molto soddisfatta, perché la relazione parla chiaro: Stefano è stato vittima di un vero pestaggio. Ora spero che sia riconosciuta la preterintenzionalità delle guardie carcerarie e che la Procura tenga conto di questa relazione”. È il commento di Ilaria Cucchi, la sorella di Stefano.