Le pensioni future dei giovani e di tutti coloro che oggi hanno carriere professionali precarie o discontinue (la maggioranza è composta di donne) sono a rischio. Dai dati statistici e dalla realtà concreta dei rapporti di lavoro sta emergendo una tendenza che i legislatori che hanno riformato il sistema previdenziale italiano negli anni passati non avevano previsto: la debolezza del mercato del lavoro. Migliaia di lavoratrici e lavoratori non riescono ad accumulare un livello di contribuzione tale che possa determinare tra qualche anno una pensione decente. Nello stesso tempo tutte queste persone non hanno le risorse finanziarie per costruirsi una pensione integrativa complementare. Rischiano insomma di venir meno gli assi centrali delle riforme che hanno spostato il sistema di calcolo delle pensioni dal retributivo a quello contributo. E’ quindi necessario intervenire oggi per non creare un futuro di pensionati poveri. E’ il messaggio principale che è emerso da un seminario di approfondimento organizzato dallo Spi Cgil e dalla Fondazione Di Vittorio sulla base di una ricerca curata dal professor Michele Raitano, docente di economia alla Sapienza di Roma: Le diseguaglianze nel mercato del lavoro e gli effetti sulle pensioni. (In allegato la ricerca completa mentre qui a fianco le conclusioni e le proposte di policy). Alla realizzazione della ricerca ha collaborato Raffaele Atti, segretario nazionale dello Spi Cgil.

E' boom delle diseguaglianze
Il cuore dello studio di Raitano consiste nella certificazione delle profonde diseguaglianze nel mercato del lavoro, una tendenza che anche se va avanti da anni, è stata amplificata dalla pandemia.  Stanno infatti aumentando vistosamente le distanze tra lavoratori che hanno carriere solide e retribuzioni contrattuali “normali” e una massa di lavoratrici e lavoratori che hanno carriere deboli e salari bassi. Cresce quell’area che è definita dagli economisti e dai sociologi la working poverty. Il problema diventa quindi duplice. Da una parte è necessaria una battaglia per l’equiparazione dei diritti e delle condizioni. Dall’altra è necessario attivare interventi legislativi per correggere il sistema previdenziale che evidentemente rischia di essere travolto nei prossimi anni. Il problema più attuale è la sostenibilità sociale. Ne è convinto il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini che è intervenuto alla presentazione del rapporto. Per Landini è fondamentale riprendere le proposte della Cgil per una Carta dei diritti universali dei lavoratori e arrivare finalmente ad una legge sulla rappresentanza che superi il fenomeno dei “contratti pirata” che aumentano le diseguaglianze e le iniquità. I lavoratori devono poter godere di tutti i diritti a prescindere dalla loro collocazione nel mercato del lavoro.  Nel frattempo è necessario riprendere il confronto con il governo sulle riforme prioritarie del fisco e delle pensioni anche per dare una risposta alla mancanza assoluta di flessibilità nelle regole per andare in pensione (tra l’altro i lavori e le aspettative di vita non sono tutti uguali, ha ricordato Landini). Per il segretario generale dello Spi Cgil, Ivan Pedretti, è necessario rimettere mano alle riforme delle pensioni per correggere gli elementi di iniquità. Il sindacato dei pensionati guarda con attenzione all’evoluzione del mercato del lavoro perché determineranno lo schema delle pensioni future e perché la precarietà rischia di minare gli equilibri del sistema previdenziale alla base.

Gli impegni dei politici
Anche la politica batte un colpo. Al seminario di presentazione dello studio sulle diseguaglianze hanno partecipato Cecilia Guerra, sottosegretario all’Economia e Debora Serracchiani, presidente della Commissione lavoro della Camera dei Deputati. La sottosegretaria ha confermato la volontà del governo di procedere sulla strada del confronto con le forze sociali sui temi dell’eguaglianza, del fisco e del calcolo delle pensioni. Debora Serracchiani ha invece annunciato l’avvio di una indagine parlamentare sulle diseguaglianze. Un lavoro che – come ha detto Fulvio Fammoni, presidente della Fondazione Di Vittorio – potrebbe avvalersi dei risultati delle ricerche già realizzate, a partire da quella del professor Raitano.

Qui sotto il Pdf della ricerca