È stato pubblicato nella Gazzetta Ufficiale del 2 marzo scorso il decreto ministeriale che istituisce il Fondo di solidarietà bilaterale per il settore delle attività professionali. Si tratta di un provvedimento che dà seguito all’accordo firmato nei mesi scorsi dai sindacati dei servizi di Cgil, Cisl e Uil, Confprofessioni e Inps, per offrire sostegno ai dipendenti in caso di sospensione o riduzione dell’attività lavorativa.
Le risorse che vi confluiranno riguarderanno circa 35 mila imprese e oltre 300 mila dipendenti e collaboratori di attività commerciali o di servizi gestite da professionisti come studi di commercialisti, notai, consulenti del lavoro, oltre che farmacie, laboratori di analisi e di ricerca biotecnologica. Un nuovo strumento di protezione sociale volto a garantire l’occupazione, gestendo le prestazioni di sostegno al reddito.

Per Danilo Lelli della Filcams Cgil, il risultato più tangibile tra quelli raggiunti riguarda l'estensione delle tutele alla platea delle aziende a partire da tre dipendenti. “Abbiamo realizzato un sistema di ammortizzatori sociali per conservare i posti di lavoro. Una garanzia ulteriore prevede, in caso di crisi, un intervento da parte dell'ente bilaterale per gli studi sottodimensionati. Ci siamo posti l'obiettivo di uno strumento di governo del settore per superare i momenti di difficoltà lavorando sulle politiche attive, dalla formazione, al sostegno al reddito, dal rimborso delle tasse universitarie, alle assicurazioni sanitarie”.

In tempi di coronavirus in molti si chiedono se questi meccanismi di protezione potranno essere utilizzati anche dagli studi interessati dalle difficoltà che in questi giorni impattano sul mondo del lavoro. Spiega il sindacalista della Filcams: “Sarà necessario ancora qualche tempo per rendere pienamente operativo il fondo. Per quanto riguarda l’emergenza sanitaria in corso, bisognerà comprendere quanto durerà ma per le zone interessate è già previsto l’utilizzo della cassa integrazione in deroga, quindi gli strumenti di tutela per fortuna non mancano. Sarà necessario gestire al meglio questi strumenti in una realtà molto parcellizzata e diffusa sul territorio. Non basta avere lo strumento ma farlo conoscere e saperlo utilizzare al meglio attraverso una costante collaborazione delle strutture sindacali con le parti datoriali”.

Il fondo erogherà un assegno ordinario a favore dei lavoratori, in possesso di almeno 90 giorni di anzianità presso lo studio, interessati da riduzione dell'orario di lavoro o da stop temporaneo dell'attività, per le stesse causali della cassa integrazione guadagni, sia ordinaria sia straordinaria, la cui durata dipenderà dal numero di dipendenti dell’impresa. Per il finanziamento del fondo sono previsti due tipi di contributi: ordinario e addizionale. La misura del contributo ordinario, dovuto a prescindere dall'effettivo ricorso alle prestazioni, è differenziata a seconda che i datori di lavoro occupino in media più di tre o 15 dipendenti. In ogni caso, il contributo è ripartito tra studio (due terzi) e lavoratori (un terzo). Il contributo addizionale, in misura fissa, è dovuto solamente nel caso di fruizione delle prestazioni. Ed è pari al 4% delle retribuzioni delle ore perse dai lavoratori ed è interamente a carico dello studio professionale.

Da pochi giorni è partita la trattativa per il rinnovo contrattuale di settore, un’occasione per individuare strumenti e risorse aggiuntive per i lavoratori: una nuova sfida per il sindacato. Su questo interviene ancora Lelli: “Vogliamo sostenere innovazione e formazione fondamentale per il settore. In questo ambito la vera tutela occupazionale è determinata dalla professionalità”.