I due giorni della verità per conoscere il futuro di Acciaierie d'Italia saranno mercoledì 27 e giovedì 28 settembre. La presidenza del Consiglio ha infatti convocato per mercoledì 27 a Palazzo Chigi i rappresentanti dei sindacati metalmeccanici nazionali. L’incontro, richiesto urgentemente dai vertici di Fiom Cgil, Fim Cisl e Uilm Uil, arriva alla vigilia dello sciopero di tutto il personale Ilva proclamato dai sindacati per giovedì 28.

Al tavolo con il governo si discuterà della grave situazione dell’azienda. “I ritardi sui pagamenti e il blocco delle commesse si traducono in un uso massiccio e prolungato degli ammortizzatori sociali”, denunciano i sindacati. Sotto accusa è la gestione dell’attuale amministratore delegato, definita “inaffidabile, che allontana potenziali clienti dall’azienda”. Nonostante i consistenti finanziamenti pubblici ricevuti in questi anni, continuano le organizzazioni sindacali, l’azienda “non è in grado di offrire condizioni di lavoro dignitose e si trova al collasso”. L’obiettivo è allontanare il rischio imminente di fermata degli impianti.

In occasione del road show organizzato da Acciaierie d’Italia a Taranto, lo sciopero di 24 ore di giovedì 28 vedrà il presidio di tutte le portinerie dello stabilimento e altre iniziative di protesta. “La mobilitazione - dichiarano Fiom, Fim e Uilm - intende ribadire la validità dell’accordo sindacale del 6 settembre 2018 che prevedeva un piano di investimenti mai concretizzatisi e stabiliva la clausola di salvaguardia e il reintegro dei 1.700 lavoratori in cassa integrazione da anni”.

Cgil, Cisl e Uil Taranto: risorse per la transizione 

Per i sindacati territoriali il caso dell’ex Ilva è emblematico della necessità di trovare “soluzioni che garantiscano la ripresa sostenibile del ciclo produttivo siderurgico con un serio e concreto progetto industriale e occupazionale. Una transizione quantomeno da iniziare e non solo da annunciare''.

La questione è da affrontare, però, in prospettiva di lungo periodo: “Il Pnrr, il Just transition fund, i fondi della coesione sociale, sono risorse pubbliche finalizzate agli investimenti sulla transizione, non strumenti per soluzioni di breve termine”.

Cgil nazionale: il governo sia protagonista

“Deve essere chiaro che quella dell’ex Ilva è una vertenza che ha valore nazionale”, spiega il segretario confederale Cgil Pino Gesmundo: “L’acciaio è un asset strategico per ogni paese industrializzato e che l’Italia non può e vuole dipendere esclusivamente da altri mercati. Rivendichiamo da tempo un maggiore protagonismo del governo e del ministero delle Imprese, in primis correggendo un’impostazione del management chiusa al dialogo con le parti sociali, in ragione dell’importante partecipazione pubblica che avviene con il denaro di tutti i cittadini”.

Per Gesmundo serve “chiarezza sul futuro industriale e sui processi di transizione ecologica. Lo si deve a migliaia di lavoratori che da troppi anni vivono una condizione di forte sofferenza e a un territorio che ha pagato un costo sociale e ambientale alto e non merita ulteriori penalizzazioni”.

Cgil Puglia: urgono risposte sul piano industriale

“Condividiamo e sosteniamo le preoccupazioni e le rivendicazioni di Cgil, Cisl e Uil di Taranto”, afferma la segretaria generale Cgil Puglia Gigia Bucci: “Per la Puglia il futuro dell’ex Ilva è fondamentale rispetto ai destini di quel territorio e dei lavoratori coinvolti: la sola vertenza delle acciaierie riguarda il doppio dei lavoratori coinvolti in tutte le vertenze aperte oggi sul tavolo della task force regionale per l’occupazione”.

Per Bucci occorre “dare risposte su un vero piano industriale, che rispetti gli impegni sui processi di transizione ecologica del siderurgico. In questo senso non aiutano silenzi e scelte incomprensibili del governo, come il taglio delle risorse per la decarbonizzazione previste nel Pnrr. Siamo al fianco dei lavoratori tutti, diretti e indiretti, e continueremo con forza a chiedere risposte dal management e dai rappresentanti istituzionali”.

Fiom Taranto: situazione disastrosa

Il segretario generale Fiom Cgil Taranto Francesco Brigati ha descritto le gravi condizioni in cui versa l’ex Ilva: “Mancano fondamentali interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria, mentre sono fermi impianti importanti e la produzione dello stabilimento quest’anno ha raggiunto il record negativo”.

A maggio 2024 potrebbe esserci una svolta significativa, con Invitalia (che fa capo al ministero dell’Economia) che potrà entrare nel capitale sociale di Acciaierie d’Italia con la maggioranza pubblica. Per Brigati, però, “se non ci sono interventi prima, se non c'è un piano industriale, evidentemente si sta andando alla deriva”. Il messaggio al governo è chiaro: “Mai più un euro a chi dilapida risorse pubbliche per non investire sulla fabbrica e sui lavoratori”.  

Fiom nazionale: governo si assuma responsabilità

La convocazione del tavolo a palazzo Chigi era stata fortemente richiesta anche dal segretario generale Fiom Cgil Michele De Palma. ''Abbiamo ricordato a Meloni tutta una serie di affermazioni: avevano detto che sarebbero entrati nel capitale con l'intervento pubblico e non è successo”, aveva ricordato nei giorni scorsi: “Avevano detto che avrebbero investito per fare l'ibridizzazione della produzione, l'Afo5, per rimettere in piedi la produzione industriale, e non sta succedendo. Questa è una responsabilità del governo e anche di ArcelorMittal”.