Al fianco dei ciclofattorini di Uber Eats. Venerdì 14 luglio Nidil Cgil ha organizzato presidi in undici città italiane, tra le quali, nel video, Roma, Milano e Torino. Una giornata di mobilitazione nazionale per protestare contro il licenziamento di fatto, ma senza rete sociale, di tremila rider.

Uber Eats lascia l’Italia e li manda a casa senza prospettive e senza ammortizzatori sociali. A metà giugno la piattaforma di food delivery aveva comunicato la cessazione delle attività di consegna del cibo con la conseguente chiusura della filiale italiana a partire dal 15 luglio. Le ricadute occupazionali sono gravi: oltre tremila lavoratori, di cui 49 dipendenti, gli altri impiegati come collaboratori autonomi occasionali e come partite Iva.

“Siamo mobilitati per dire che i lavoratori di Uber Eats, i ciclofattorini che domani smetteranno di lavorare per la piattaforma, non sono lavoratori di serie B”, dichiara Andrea Borghesi, segretario generale Nidil Cgil: “Andrebbero inseriti nella procedura di licenziamento collettivo che Uber Eats ha aperto per i propri 49 dipendenti. Anche ai rider andrebbero applicate le norme che lo Stato prevede in questo caso. Questo è il modo in cui lavorano le piattaforme digitali. Utilizzano il lavoro autonomo dei ciclofattorini e degli altri lavoratori, un lavoro gestito di fatto dall’algoritmo, e quando decidono di andare via se ne liberano”, conclude Borghesi.

“Uber Eats deve trattare i rider esattamente come tutti gli altri lavoratori, avviando una procedura di licenziamento collettivo”. Così Roberta Turi, segretaria nazionale Nidil Cgil. “Bisogna fare di tutto per evitare l'impatto su queste persone esattamente come sui dipendenti - prosegue Turi -, e trovare misure alternative per quei rider che non hanno ammortizzatori sociali e quindi rischiano veramente di ritrovarsi non soltanto senza lavoro ma anche senza reddito. Questa vertenza per noi è esemplare, è una battaglia che riguarda tutto il mondo del lavoro”.

“Chiediamo che si intervenga anche attraverso la legislazione sul rafforzamento dei diritti e delle tutele dei lavoratori su piattaforma”, afferma Nicola Marongiu, coordinatore area contrattazione e mercato del Lavoro Cgil.