No alla procedura di licenziamento di 128 lavoratori di British Telecom Italia, avviata dall'azienda il 6 aprile scorso. Slc Cgil, Fistel Cisl, Uilcom Uil e Rsu lo hanno ribadito oggi (martedì 13 giugno) al tavolo presso il ministero del Lavoro, a fronte della disponibilità dell'azienda, durante l'incontro del 9 giugno, a valutare la cassa integrazione per crisi per la durata di sei mesi (1 luglio-31 dicembre), con un utilizzo fino al 100% per le risorse che, dal prossimo mese, saranno in reparti privi di attività.

In questo periodo, infatti, British Telecom Italia aprirebbe a un incentivo all'esodo volontario, per poi procedere, al termine della cigs, con i licenziamenti coatti qualora non fosse raggiunto il numero di 128 uscite. Il ministero del Lavoro, tenuto conto delle dichiarazioni al tavolo, ha illustrato le varie tipologie di ammortizzatori sociali, utili a rispondere alle esigenze aziendali, soddisfacendo al contempo l'esclusione dei licenziamenti, come richiesto dal sindacato.

Slc Cgil, Fistel Cisl, Uilcom Uil hanno ribadito che non sono disponibili alla sottoscrizione di accordi che comunque prevedano licenziamenti coatti. La proposta aziendale non farebbe altro che rimandare, di solo sei mesi, il licenziamento delle lavoratrici e dei lavoratori che non aderiranno a misure di incentivazione all'esodo.

Le organizzazioni sindacali hanno dato apertura all'utilizzo della cassa integrazione e a un sistema di incentivazione all'esodo, esclusivamente quali strumenti finalizzati alla chiusura definitiva della procedura di licenziamento in corso. Registrando un’apertura aziendale, il ministero ha rinviato la parti a un incontro conclusivo il prossimo 21 giugno.