Vodafone conferma: le “eccedenze di personale” saranno mille. La multinazionale inglese di telefonia, nell’incontro di martedì 4 aprile con sindacati nazionali e territoriali e Rsu aziendali, ha ribadito il piano di riorganizzazione annunciato il 13 marzo scorso, iniziando anche a precisare i numeri e le aree dove avverranno gli esuberi.

Slc Cgil, Fistel Cisl, Uilcom Uil e Ugl telecomunicazioni hanno ripetuto che “non può essere il mero confronto in sede aziendale la soluzione a problemi atavici ben più strutturali”. E si preparano, con il coinvolgimento delle lavoratrici e i lavoratori del settore, a una “lunga stagione di mobilitazione”.

La comunicazione dell’azienda

“Alla luce della strutturale trasformazione del mercato e del continuo calo dei prezzi, guidato da una straordinaria pressione competitiva, Vodafone conferma la necessità di avviare una profonda trasformazione del suo modello operativo per continuare a investire e a competere in modo sostenibile", sottolinea la società in una nota ufficiale.

Nell’incontro del 4 aprile la multinazionale è entrata nel dettaglio delle mille uscite. Ben 550 esuberi (su complessivi 1.620 addetti) sono previsti nell’area “costumer”, seguono le aree “network” (173 esuberi su 1.074 addetti), “consumer” (125 esuberi su 516), “staff” (115 esuberi su 626) e “business” (37 esuberi su 731).

Tornando alle uscite, Vodafone ha proposto ai sindacati “di avviare un confronto sulla ricerca di strumenti condivisi che consentano di trovare soluzioni concrete per la gestione delle efficienze dichiarate”. E ha affermato di valutare “le azioni più appropriate per raggiungere gli obiettivi di efficienza attraverso soluzioni sostenibili per tutte le persone e per l'azienda”.

La posizione dei sindacati

“Servono soluzioni strutturali, con interventi concreti del governo a tutela e sostegno di un asset strategico per il sistema-Paese e per la difesa dei perimetri occupazionali”, hanno dichiarato Slc Cgil, Fistel Cisl, Uilcom Uil e Ugl telecomunicazioni alla conclusione dell’incontro con la multinazionale.

“In assenza di riscontri e di convocazioni imminenti da parte del governo – hanno aggiunto – la risposta non potrà che essere l'avvio di un percorso che, attraverso il coinvolgimento delle lavoratrici e dei lavoratori del comparto, metta in campo una lunga stagione di mobilitazione”.

Per i sindacati “serve un chiaro e netto capovolgimento del paradigma: non saranno accordi estemporanei, azienda per azienda, a trovare soluzioni a fattori esogeni ed endogeni di un settore in crisi di ricavi e margini costante da oltre un decennio, nonostante la crescente domanda. La riduzione dell'occupazione non è la leva esclusiva per rispondere a una contrazione dei ricavi”.

Slc, Fistel, Uilcom e Ugl rilevano la necessità di “un confronto più ampio e complessivo del settore delle telecomunicazioni, chiamando a responsabilità il governo, per traguardare un modello industriale che superi la condizione di continua sofferenza. Parlare di ‘esuberi’ nel momento in cui Vodafone ricorre a esternalizzazioni delle attività tramite consulenze e/o appalti, spesso anche fuori dal settore tlc, risulta poco comprensibile”.

Per i sindacati, dunque, è tempo che “ciascuno si assuma le proprie responsabilità: non può essere il solo confronto tra aziende e sindacato confederale a trovare le risposte per un settore che paradossalmente vede crescere la domanda di connettività e servizi (+300%) e, al contempo, affronta una contrazione dei ricavi di 15 miliardi negli ultimi dieci anni”.