“Pace, diritti, legalità e ambiente sono le quattro parole chiave che abbiamo scelto per questo ottavo congresso perché riteniamo che siano anche i temi più importanti da affrontare in questa congiuntura storica”. Giovanni Mininni, segretario generale della Flai Cgil, illustra così il cuore della discussione che la categoria che rappresenta lavoratrici e lavoratori dell’agroindustria, ha portato avanti in questi mesi e che si prepara ad affrontare anche in occasione del prossimo congresso nazionale, in programma a Roma dal 7 al 9 febbraio.

Pace e diritti

La pace – spiega il dirigente sindacale - va raggiunta al più presto e non solo in Ucraina ma in tutti gli altri luoghi di guerra e conflitto. I conflitti creano morte, vittime tra la popolazione civile composta anche da lavoratrici e lavoratori, generano crisi umanitarie, migratorie ed economiche, producono instabilità nei mercati internazionali. Abbiamo visto quali ricadute abbia avuto la crisi del grano in Ucraina e Russia sui prezzi dei generi alimentari, e quella del gas sui costi dell’energia”. Temi di levatura internazionale che si riflettono sulla quotidianità di cittadini e lavoratori proprio come quello dei diritti.

“Una questione, quest’ultima – prosegue ancora Mininni illustrando le parole chiave del congresso Flai - che contraddistingue da sempre la nostra azione sindacale: obiettivo naturale della contrattazione perché se è vero che il salario resta l’elemento più importante, garantendo livello e qualità della vita di chi lavora, la tutela dei diritti è una componente essenziale sia dei contratti nazionali che di quelli integrativi. Un capitolo specifico è da dedicare ai diritti delle donne: abbiamo fatto molto ma dobbiamo fare ancora di più anche al nostro interno, allargando l’agibilità, quindi offrendo alle donne maggiore opportunità di fare sindacato, e ragionando sui rapporti di genere e di potere che esistono anche nella nostra organizzazione. Per questa ragione abbiamo già avviato una formazione apposita ma dobbiamo proseguire con tutto il nostro impegno”.

Legalità e ambiente

L’Italia resta il Paese dove oltre un quarto dei lavoratori impiegato nei campi è irregolare. Non poteva quindi mancare nella discussione della categoria la sfida rappresentata dal contrasto all'illegalità. “Per noi – ci dice Mininni - legalità vuol dire lottare contro il caporalato e contro lo sfruttamento, ma anche denunciare, come abbiamo fatto nel nostro ultimo rapporto su Agromafie e caporalato, quello che accade nella destrutturazione degli appalti, per esempio nel settore delle carni, e con l’applicazione di contratti selvaggi, che non sono solo quelli pirata ma anche quelli confederali che vengono, però, utilizzati per competere sui salari dei lavoratori. Infine, - conclude - l’ambiente è una delle priorità sulle quali il nostro congresso deve svoltare. Per noi, proprio come sostiene la Fao, la sostenibilità è integrale: economica, sociale e ambientale. Gli ultimi dati Istat denotano come uno dei fattori di rischio per l’Italia sia la costante siccità con le sue immediate conseguenze economiche e sociali per le persone che rappresentiamo. Per questo riteniamo che cambiare il modello di sviluppo e renderlo più sostenibile sia un’assoluta necessità del sindacato e poiché il nostro strumento primario è la contrattazione, abbiamo sottoscritto con Unionfood, la più grande associazione industriale, un protocollo che intendiamo attuare già nella prossima tornata di rinnovi dei contratti integrativi provando a inserire dei parametri che rispettino anche l’ambiente e chiedano alle imprese di abbandonare i combustibili fossili scegliendo le energie alternative e rinnovabili con investimenti nella direzione di un nuovo modello di sviluppo e produzione”.

Il bilancio di una grande organizzazione

Il momento del congresso è anche un’occasione per fare il bilancio degli anni alle spalle oltre che tracciare le linee di intervento dell’azione sindacale in quelli che verranno. Il segretario generale della Flai Cgil vuole guardare alla complicatissima fase che abbiamo attraversato con la pandemia prima e che ora stiamo vivendo con la guerra con occhio positivo. “L’occhio di chi, nonostante tutto, ce l’ha fatta. – dice - Penso alla difficile battaglia che portammo avanti durante la pandemia quando il settore agroalimentare fu uno dei pochissimi a rimanere aperto: conquistammo il protocollo che garantì la sicurezza di chi lavorava e, allo stesso tempo, bloccammo i licenziamenti scongiurando il pericolo di esuberi di massa. Ma penso anche a quest'ultimo periodo durante il quale siamo riusciti ad arginare problemi e crisi che derivano dal rincaro dei beni, delle commodities e delle materie prime. Risultati che siamo riusciti a raggiungere perché, nonostante tutte le difficoltà, restiamo una grande organizzazione e che otteniamo grazie alle nostre strutture territoriali e, soprattutto, ai nostri delegati e alle nostre delegate nei luoghi di lavoro”.