“Ci risiamo. Ci sono imprenditori che, al di là delle belle parole, cercano sempre di aumentare i profitti e contrarre salari e diritti ai lavoratori, usando sindacati di comodo e contratti discutibili e ben poco rappresentativi". Così dichiarano Nicola Romanato e Nicola Atalmi, rispettivamente coordinatore Slc Cgil Venezia e segretario generale Slc Veneto.

È il caso della Veneto ricerche s.r.l., un servizio clienti e call center che opera come customer care per grandi gruppi di rivendita e assistenza per concessionarie di automobili. Malgrado questa azienda sia storicamente sindacalizzata e seguita da Slc, o forse proprio per questo, intende dare unilateralmente disdetta del contratto collettivo nazionale delle telecomunicazioni per aderire a uno dei tanti contratti cosiddetti pirata, nel tentativo di ridurre retribuzioni e diritti, attraverso un sindacato di scelta aziendale e non dei lavoratori.

"Ci meravigliamo che Veneto ricerche, che si offre per gestire i rapporti tra altre aziende e i loro clienti all’insegna della qualità e della professionalità, ricorra a pratiche simili. Per questo motivo, per domani, giovedì 22 dicembre, abbiamo proclamato uno sciopero per l’intero turno di lavoro e sarà nostra cura scrivere anche ai più importanti clienti di Veneto ricerche per esprimere le nostre fondate preoccupazioni per le condizioni di lavoro a cui saranno costretti i dipendenti, e che inevitabilmente si ripercuoteranno sui servizi ai loro clienti", proseguono i due dirigenti sindacali.

"Il dumping contrattuale non colpisce solo chi già oggi lavora in Veneto ricerche, ma sarà volano di ulteriore perdita di diritti e salario per i nuovi assunti, che dovranno necessariamente accettare il nuovo Ccnl senza clausole di salvaguardia rispetto al contratto precedente. In una giungla di contratti, siglati da associazioni e sindacati senza alcuna reale rappresentanza, serve una legge che certifichi le associazioni datoriali di categoria serie e le organizzazioni sindacali che davvero rappresentano i lavoratori e tutelano i loro diritti”, concludono i due sindacalisti.