Da tempo la Fisac aveva programmato per il prossimo 14 dicembre un’iniziativa nazionale sul tema delle disuguaglianze, con la partecipazione del segretario generale della Cgil Maurizio Landini. La proclamazione dello sciopero generale per giovedì 16 dicembre ci motiva ancora di più a lavorare per la riuscita dell’evento di martedì 14, per la semplice ragione che il tema delle disuguaglianze è purtroppo terribilmente pertinente con le motivazioni che hanno spinto Cgil e Uil alla proclamazione dello sciopero generale. “Insieme per la giustizia” è il tema scelto da Cgil e Uil per l’appuntamento di lotta di giovedì prossimo. Cosa c’è di più attinente, quando si parla di giustizia, dell’indicare l’obiettivo di combattere, ridurre ed eliminare le disuguaglianze?

Le disuguaglianze, salariali e non, che la pandemia ha ulteriormente acuito, parlano anzitutto della condizione femminile, dicono di un Paese che non è per giovani, sottolineano la situazione drammatica di tantissimi anziani, raccontano dell’assenza di una vera politica per il Mezzogiorno, ripropongono il tema devastante della precarietà. Di fronte a questo, che è il tratto sociale più dirompente di questi anni, l’attuale governo ha scelto una legge di bilancio che - pur recependo alcune istanze del sindacato confederale - prospetta una politica fiscale destinata, invece, ad aumentare le disuguaglianze.

Una manovra infatti che dà poco o niente all’85 per cento del lavoro dipendente e dei pensionati e premia chi già ha di più. Alcune lavoratrici e alcuni lavoratori oggi più fortunati saranno tentati di farsi i conti in tasca: ci guadagno abbastanza quindi non sciopero. Conviene davvero questo ragionamento? Molto meno di quello che sembra, in realtà. Per la semplice ragione che se si interviene ancora una volta riducendo il carattere progressivo del prelievo fiscale, si consolida la logica di premiare sempre di più chi ha di più e, di volta in volta, l’asticella si alza, i vantaggi si indirizzano sempre di più verso i redditi più alti. Chi oggi pensa di guadagnarci, forse dovrebbe riflettere sul fatto che la logica del premiare chi ha di più, prima o poi lo penalizzerà.

Inoltre e infine, fa molto pensare che il consiglio dei ministri bocci la proposta di sospendere per un solo anno il beneficio di 270 euro per chi percepisce un reddito superiore ai 75.000 euro al fine di recuperare qualche risorsa in più per i redditi più bassi. Non è credibile che quello stesso presidente del consiglio, che in pochi minuti ha ottenuto l’ok di tutta la propria maggioranza a togliere il blocco dei licenziamenti, non sia in grado di convincere la sua stessa maggioranza ad approvare quella sia pur minima e insufficiente misura di attenzione a chi ha meno.

Se questo è, siamo allora in presenza di un governo che sceglie di guardare e premiare un preciso blocco sociale a scapito della stragrande maggioranza del lavoro dipendente, dei pensionati, di chi è precario o senza lavoro. Questo è l’opposto di quella giustizia sociale di cui il Paese avrebbe bisogno per provare a uscire più forte e più unito dalla tragedia della pandemia. Questa è anche una ragione forte per farsi meno conti in tasca e aderire con convinzione allo sciopero generale del prossimo 16 dicembre.