“Non condividiamo in alcun modo l’iniziativa aziendale di esternalizzare 900 lavoratrici e lavoratori dal perimetro del gruppo”. È netta la presa di posizione di Fisac Cgil, Fabi, First Cisl, Uilca e Unisin riguardo l'intenzione di Bnl di procedere all'esternalizzazione di 900 lavoratori nelle attività di It e back office. I sindacati “avevano posto la condizione di proseguire il confronto individuando soluzioni alternative e condivise volte a mantenere all’interno di Bnl tutti i lavoratori interessati, facendo ricorso a tutti gli strumenti già esistenti nel settore. Dobbiamo invece registrare una chiara ed ennesima chiusura a qualsiasi ragionevole proposta”.

Fisac Cgil, Fabi, First Cisl, Uilca e Unisin non vedono “altre alternative se non le capillari assemblee informative del personale di tutto il gruppo, rete compresa, l’eventuale proclamazione dello stato di agitazione, l’inevitabile ricorso a un contenzioso giudiziario che vedrebbe coinvolti lavoratori e sindacato, oltre al rifiuto da parte del sindacato di continuare ad avere rapporti e/o sottoscrivere accordi o piani industriali penalizzanti per i lavoratori con un gruppo che fa della negazione al dialogo l’unico strumento di finta negoziazione”.

I sindacati bancari spiegano che durante l’ultimo incontro, l’azienda, “in un clima di totale sordità, ha scartato la nostra proposta, definendola ‘complicata ed economicamente non conveniente’. L’azienda, ancora una volta, non ha dato risposte concrete a un problema che va ad impattare in maniera pesante sulla banca e sull’intero settore del credito, creando uno spezzatino indecifrabile e fluido dove nel tempo potrà essere inserito qualsiasi altro tipo di lavorazione per essere poi ceduta”.

Fisac Cgil, Fabi, First Cisl, Uilca e Unisin evidenziano di aver “cercato di spiegare con chiarezza e con ferma determinazione l’impossibilità di seguire l’azienda sull’idea di espellere dal perimetro del gruppo il 10% della forza lavoro, frazionato in otto piccoli comparti, tutti da verificare nella loro funzionalità e autonomia e di cui ancora, a oggi, è stata fornita solo una nebulosa informazione, più che altro numerica e geografica”.

In conclusione, i sindacati affermano che “l’intero piano industriale, in un’ossessiva ricerca di risultati economici, impacchetta servizi e lavoratori (ai quali sicuramente ne seguirebbero altri) per cederli a società industriali, riducendo i bancari a una riserva in via di estinzione”. Un piano che “prelude a un impatto penalizzante su tutto il gruppo, rete compresa, sulla quale gravano pesanti ricadute in termini di mobilità, di demansionamento, di professionalità, di aumento di responsabilità a seguito della preannunciata riorganizzazione”.