È il giorno degli edili. Oggi, sabato 13 novembre, i lavoratori delle costruzioni vanno in piazza a Roma, nel giorno della manifestazione nazionale. L'appuntamento è in piazza Santi Apostoli, in diretta su Collettiva. Lo hanno proclamato Fillea Cgil, Filca Cisl e Feneal Uil, con una richiesta forte e precisa: basta morti sul lavoro. Nel settore si registra un decesso ogni 48 ore, è il momento di farla finita.

Queste le ragioni della giornata di oggi. A intervenire saranno i tre segretari generali delle categorie, poi i leader di Cgil, Cisl e Uil tra cui Maurizio Landini. I sindacati denunciano una situazione ormai intollerabile: occorre intervenire al più presto, passando dalle promesse ai fatti, con un salto in avanti culturale e operativo. Nessun incidente avviene per caso. Troppo spesso la sicurezza, la prevenzione, la formazione sono considerati costi e impedimenti di cui fare a meno.

"Nei cantieri si continua a morire come 40 anni fa, per cadute dall'alto, per schiacciamento, per fulminazione. Eppure ci sarebbero conoscenze, organizzazione del lavoro, e tecnologie per fermare tutto questo”. Così il segretario generale della Fillea, Alessandro Genovesi, in una nostra intervista.

Tra le rivendicazioni, le sigle chiedono l’introduzione della patente a punti e un piano straordinario dell’Inail in collaborazione con gli enti bilaterali del settore e gli Rlst, i rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza. Ma anche l’applicazione del contratto edile a tutti i lavoratori in cantiere, il riconoscimento della pensione anticipata ai lavoratori delle costruzioni. Oltre che investimenti su formazione e informazione, e l’utilizzo della tecnologia per la prevenzione, l’inserimento nel Codice penale di una aggravante per infortunio mortale sul lavoro.

"Insieme ai lavoratori, con i leader di Cgil, Cisl, Uil, Maurizio Landini, Luigi Sbarra, Pierpaolo Bombardieri, saremo in piazza per dire ‘Basta alle morti sul lavoro’, e per chiedere con forza provvedimenti rapidi e drastici in grado davvero di garantire la sicurezza e la dignità dei lavoratori”, concludono i sindacati.

 

 

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