"Tra appena una settimana, sarà obbligatorio esibire il green pass per recarsi al lavoro. È  una scelta assunta dal Governo su forte pressione di Confindustria e delle altre associazioni datoriali. I sindacati avevano avanzato una proposta diversa: l'obbligo vaccinale per tutte e per tutti". A scriverlo in una nota Christian Ferrari, segretario generale della Cgil Veneto.

"Al di là delle rispettive opzioni in campo, ci sono dei dati di fatto con cui misurarsi. L'obiettivo che si proponeva l'imposizione della carta verde, indurre le lavoratrici e i lavoratori non ancora immunizzati a vaccinarsi in massa, non sembra affatto a portata di mano (e sarebbe davvero un fallimento se, di questa strategia, alla fine rimanesse solo la logica punitiva, che non abbiamo mai condiviso, con la decurtazione del salario di chi non riesce ancora a superare la paura del vaccino, al netto della sparuta minoranza dei No vax  ideologici). Secondo gli stessi rappresentanti degli industriali veneti, sono ancora 300.000 i lavoratori non immunizzati sul territorio regionale.

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Questo vuol dire dover effettuare tra i 100.000 e i 150.000 tamponi al giorno (unica alternativa alla vaccinazione per entrare in azienda), oltre quelli ordinari indispensabili per garantire un tracciamento efficace del virus. Nei momenti più drammatici della pandemia, i tamponi quotidiani in Veneto erano qualche decina di migliaia. Le farmacie in Regione sono circa 1300. Se fosse demandato solo a loro questo compito, saremmo ad oltre 100 tamponi da evadere in pochissime ore, quelle successive alla giornata di lavoro, per ciascuna farmacia.

Va poi considerato che i lavoratori non sono distribuiti in maniera omogenea su tutto il territorio, e le farmacie che insistono nelle zone a più alta densità produttiva avrebbero da smaltire un carico di tamponi ancor più ingestibile. Bastano questi pochi dati per capire che, se non si interviene con misure straordinarie, il caos non è un pericolo, ma una certezza. Senza organizzare una logistica straordinaria del tracciamento, decine di migliaia di persone non sarebbero nelle condizioni di lavorare e migliaia di imprese non avrebbero gli addetti indispensabili per garantire la continuità produttiva. Una doppia beffa.

Evidentemente le imprese non hanno considerato fino in fondo le implicazioni della richiesta avanzata alla politica, e la politica - a sua volta - non si è resa conto delle ricadute concrete della decisione assunta. Spetta a entrambi farsi carico della situazione e rendere acquisibile per tutte le lavoratrici e i lavoratori il "lascia passare" che li metta nelle condizioni di poter lavorare.

La Regione Veneto non può limitarsi a chiedere l'estensione della validità del tampone, deve mettere in campo gli interventi necessari a risolvere i problemi pratici dalla cui soluzione dipende il funzionamento del nostro sistema produttivo. Al Sindacato il compito di convincere le persone che rappresenta a vaccinarsi, innanzitutto per tutelare la loro sicurezza e la salute pubblica, e poi per salvaguardare l'occupazione, i salari, la ripresa economica. È una campagna che conduciamo da tempo, che ci ha fatto guadagnare le minacce della destra neofascista e antivaccinista, e che proseguiremo - senza farci intimidire - anche nel prossimo futuro".