La ex Cementir di Taranto, ora Cemitaly dopo il passaggio al gruppo Italcementi, chiude definitivamente. “Al ministero del Lavoro abbiamo consumato nelle scorse ore gli ultimi passaggi” spiega il segretario Fillea Cgil Francesco Bardinella all’agenzia di stampa Agi: “Italcementi ha confermato la chiusura dello stabilimento, che segue l’avvio della procedura di licenziamento collettivo che il gruppo aveva aperto nel luglio scorso per 51 lavoratori. L’azienda, tuttavia, era completamente ferma già da quasi tre anni”.

La Cementir era arrivata a Taranto negli anni Sessanta (con le partecipazioni statali) insieme all'ex Italsider, e con la Belleli (l'industria delle piattaforme petrolifere off shore dismessa negli anni Duemila) e tante altre realtà produttive, nel frattempo chiuse, ha costituito la struttura manifatturiera della città. Per tanti anni, sfruttando la vicinanza all’acciaieria, ha prodotto una specifica tipologia di cemento usando la loppa, materiale dell'industria siderurgica, ma un sequestro che ha riguardato anni fa proprio il parco loppa dell'ex Ilva, ha precluso questa possibilità. È poi passata al gruppo Caltagirone e, negli ultimi anni, l’acquisizione da parte di Italcementi.

“Al ministero del Lavoro - riprende Bardinella - abbiamo concordato un anno di cassa integrazione straordinaria per cessazione di attività, la decorrenza è da giovedì 16 settembre. È un modo, questo, per attenuare gli effetti della chiusura”. Previsto anche l’esodo incentivato per chi, nel frattempo, volesse risolvere definitivamente il rapporto di lavoro, oltre alla possibilità per gli addetti di Taranto, a fronte di posizioni di lavoro aperte da Italcementi in altri stabilimenti in Italia, di candidarsi per queste posizioni. Una candidatura che possono manifestare anche nei 24 mesi successivi alla conclusione di questo nuovo anno di cassa integrazione.

“Alla Regione Puglia, alle istituzioni locali, ai parlamentari del territorio, che purtroppo in questi due mesi non hanno fatto sentire la loro presenza, chiederemo, qualora ci fossero nuovi gruppi intenzionati a rilevare area e impianti ex Cementir, di prendere, per le loro esigenze lavorative, dal bacino dei disoccupati”, aggiunge Bardinella, evidenziando che “i 51 addetti ex Cementir hanno un’età di 50 anni, quindi non sono persone che possono approdare in tempi brevi alla pensione”.

La Fillea Cgil, in conclusione, afferma che Italcementi chiederà ora la sospensione dell'Autorizzazione integrata ambientale al ministero della Transizione ecologica, e per “un obbligo di legge dovrà fare gli interventi necessari per mettere in sicurezza il complesso industriale. È chiaro che, se l'attività, sia pure in altre forme, in quel sito non riprenderà mai più, avremo una fabbrica deserta, abbandonata, che andrà verso il degrado”.