Nella giornata di ieri, 15 aprile, il Tribunale di Forlì ha condannato a una pena di oltre quattro anni di reclusione uno dei principali responsabili delle violenze e dello sfruttamento lavorativo di 45 cittadini pakistani e afgani che vivevano in un casolare a Bagnara di Romagna e lavoravano in diverse aziende agricole nel territorio di Forlì – Cesena.

I sindacati confederali hanno supportato i lavoratori, avviando un percorso di protezione con la preziosa collaborazione del Comune di Ravenna e si sono costituiti parte civile nel processo ottenendo in sentenza il diritto a un risarcimento.

"L’azione sindacale di assistenza e denuncia e quella processuale per la repressione dei reati non possono però dirsi sufficienti per la risoluzione del problema del caporalato e dello sfruttamento lavorativo. È urgente la creazione di canali di piena legalità che possano garantire ai lavoratori gravemente sfruttati di denunciare in sicurezza la loro condizione, nella certezza di ricevere dalle Istituzioni la giusta protezione e un riconoscimento per il contrasto fornito alla criminalità", affermano in una nota unitaria Cgil, Cisl e Uil dell'Emilia Romagna.

"Questi lavoratori, spesso stranieri, richiedenti asilo, privi anche delle più elementari competenze linguistiche e dei diritti che devono essere garantiti a tutti i cittadini nel nostro Paese, devono poter trovare una risposta all’altezza della gravità del fenomeno del caporalato, e poter così divenire cittadini a tutti gli effetti e non più merce in mano ai loro sfruttatori", concludono le tre sigle confederali regionali