Si è ottenuto ieri un risultato di grande valore, grazie allo straordinario lavoro dell’Effat (Federazione europea dei sindacati dei settori alimentari, agricoltura e turismo) che ha rivendicato la necessità di rendere la Pac più equa e sostenibile dal punto di vista sociale, riconoscendo il valore del lavoro e inserendo il requisito del rispetto dei contratti e dei diritti dei lavoratori tra i criteri che condizionano la concessione degli aiuti comunitari alle aziende.

Una proposta che i sindacati italiani portano avanti da vent'anni e che oggi, per la prima volta, appare possibile realizzare. Dopo l’approvazione da parte del Parlamento europeo, ora inizierà il confronto a tre (trilogo) tra Commissione europea, Parlamento e Consiglio dei primi ministri. A conclusione del trilogo, la decisione finale spetterà al Consiglio dei primi ministri.

 

Questa tematica è stata anche al centro dell’incontro chiesto dalle segreterie nazionali di Flai Cgil, Fai-Cisl e Uila-Uil che si è svolto il 18 ottobre tra la ministra Teresa Bellanova, i segretari generali delle tre sigle sindacali, e il vice segretario generale dell’Effat, Enrico Somaglia, che ha illustrato alla ministra le ragioni e i contenuti delle proposte del sindacato agricolo europeo in merito alla Pac del futuro.

La finalità generale della politica agricola comune (Pac), quando fu adottata, era quella di stabilizzare i mercati, garantendo la sicurezza degli approvvigionamenti e prezzi ragionevoli per i consumatori.  Per realizzare questi obiettivi, la Pac deve “incrementare la produttività dell’agricoltura europea, sviluppando il progresso tecnico e assicurando lo sviluppo razionale della produzione agricola e l’impiego ottimale dei fattori di produzione, in particolare della manodopera”. E, soprattutto, deve “assicurare un tenore di vita equo alla popolazione agricola, grazie in particolare al miglioramento del reddito individuale di coloro che lavorano nell’agricoltura” (articolo 39 del Trattato sul Funzionamento dell’Unione europea).

 

I criteri per ricevere i sussidi della Pac sono giuridicamente vincolanti. In base a tali criteri, e, in caso di inadempienza, si determina la riduzione o l’esclusione dal percepimento del sussidio. La condizionalità prevede il rispetto, da parte delle aziende agricole, della normativa ambientale, e delle norme sulla sanità pubblica e sul benessere degli animali e purtroppo nel capitolo che regola la condizionalità dei pagamenti diretti al momento non vi è alcun riferimento alla necessità di rispettare i diritti dei lavoratori e le normative in materia sociale e del lavoro.

 

Non sorprende che la Pac finora si sia rivelata essenzialmente inefficace nell’affrontare le difficili condizioni dei lavoratori agricoli in Europa, tanto che oggi circa 4 milioni di lavoratori, molti dei quali migranti, sono vittime di diverse forme di sfruttamento. Molti di loro sono impiegati illegalmente o vivono una condizione di assoluta precarietà.

Inoltre la pandemia da Covid-19 ha acceso un’ulteriore luce sulle terribili condizioni di vita e di lavoro dei braccianti agricoli, condizioni che sono state ignorate per troppo tempo. E da ieri, per la prima volta nella storia della Pac si affronta il tema dei diritti dei lavoratori. La Flai Cgil darà continuità alle azioni di lotta e di pressione, messe in campo in questi anni, affinché il governo italiano si batta con coerenza per contribuire ad approvare definitivamente la nuova Pac sociale