Un fulmine a ciel sereno. E quello che è successo ieri, 3 settembre, presso lo stabilimento di Osio Sotto (in provincia di Bergamo) della Sematic, una società storica, attiva fin dagli anni ’50, specializzata nella produzione di cabine e porte per ascensori e componentistica, passata quasi cinque anni fa sotto l’egida del gruppo tedesco Wittur. Ufficialmente, era previsto un incontro fra l’azienda e i sindacati per discutere del rinnovo del contratto integrativo aziendale (scaduto il 31 dicembre 2019).

“L’incontro era programmato da tempo - rileva Claudio Ravasio, della segreteria Fiom di Bergamo -, ma una volta seduti al tavolo, ci siamo subito resi conto che in ballo c’era ben altro, anche perché davanti a noi, al posto della solita delegazione aziendale, si è presentato il direttore delle risorse umane dell’area Europa del gruppo tedesco, per dirci in maniera secca che entro metà settembre un centinaio di impiegati  dello stabilimento di Osio Sotto sarebbero stati trasferiti nel nuovo centro di Seriate, ‘operazione ufficialmente finalizzata all’accrescimento delle competenze del gruppo’, secondo l’azienda”.

“Subito dopo, è seguita una comunicazione ancora più pesante, ovvero che la capogruppo per ridurre i costi ed essere più competitiva sui mercati a livello globale aveva deciso di trasferire il 65-70% delle linee di produzione - ma secondo le nostre stime l’impatto sarebbe anche di proporzioni maggiori -, delocalizzando il tutto alla succursale del gruppo presente in Ungheria, pur continuando la multinazionale tedesca a investire e operare in Italia”, aggiunge il dirigente sindacale.

Immediatamente, lavoratori e sindacati hanno sospeso ogni genere di attività, incrociando le braccia, riunendosi in assemblea e proclamando lo sciopero a oltranza, accompagnato da un picchetto permanente ai cancelli. Al momento, non è arrivata ancora alcuna comunicazione ufficiale, ma l’azienda ha già fatto richiesta della cassa integrazione per emergenza Covid-19, da utilizzare fino a un massimo di diciotto settimane, dunque sino a fine dicembre prossimo.

“E’ vero, che, a seguito dell’emergenza sanitaria, il mercato ha subìto una flessione nell’ultimo periodo - ammette il sindacalista -, e il fatturato annuale è sceso agli attuali 39 milioni contro gli oltre 50 dei tempi d’oro, ma anche durante la pandemia alla Sematic hanno sempre continuato a produrre e gli ordinativi non sono mai cessati. Si tratta di una mera scelta industriale, perché il lavoro non manca di certo in azienda. Si preferisce l’Ungheria solo perché laggiù i margini di guadagno sono più alti, secondo la logica della massimizzazione del profitto”.

Oltretutto, ricorda il sindacato, in questo, l’azienda è già recidiva. Nell’aprile 2019, infatti, aveva tentato la stessa operazione, subito rigettata da Fiom, Fim e Uilm provinciali, che con una serie di scioperi e manifestazioni avevano bloccato tutto nel breve volgere di pochi giorni, costringendo la Sematic a un repentino dietrofront. Era poi ripreso il dialogo fra le parti, arrivando anche a un accordo sul piano occupazionale, che contemplava uno snellimento dell’organico in modo non traumatico, tra prepensionamenti, fuoriuscite volontarie e dimissioni incentivate: al termine di tale processo, erano andate a casa circa una settantina di persone, con una diminuzione dei posti di lavoro da 365 a 297 unità.

Stavolta, però, è diverso, avverte lo stesso sindacato. “Se passa l’ipotesi che ci hanno prospettato, c’è il rischio che nel breve volgere di qualche mese si smantelli ogni cosa e che non ci sia più neanche lo stabilimento, perché, a livello di addetti, dovrebbero andar via quasi tutti. Anche perché, finita la cigs, l’azienda potrebbe procedere con i licenziamenti. Ma anche se ciò non avvenisse, come fa a reggersi un impianto del genere, così grande in termine di spazi e produzioni con pochi addetti e a scartamento ridotto? Le esperienze avvenute in altre situazioni ci dicono che la Sematic di Osio si avvierebbe a chiusura certa, che è proprio quello che non vogliamo e contro cui lotteremo con tutte le nostre forze”, sostiene Ravasio.

II sindacati hanno chiesto alla direzione di rivedere la decisione presa, che avrebbe un impatto sociale disastroso. Nel frattempo, l’agitazione prosegue senza sosta. Per lunedì 7 settembre, alle ore 17, è in programma a Bergamo un tavolo istituzionale con tutte le forze politiche della provincia, e alla presenza di alcuni parlamentari della zona, per cercare di trovare una soluzione alla vertenza. “Siamo al fianco delle lavoratrici e dei lavoratori della Sematic, che stanno lottando contro l’ipotesi di trasferimento di larga parte della produzione dal sito produttivo di Osio Sotto in Ungheria. Sosteniamo le rappresentanze sindacali e l’amministrazione comunale perché l’azienda si renda immediatamente disponibile a un vero confronto di merito, a salvaguardia di tutti i posti di lavoro. Siamo pronti a supportare in ogni sede istituzionale azioni utili a difesa dei lavoratori del nostro territorio”, hanno dichiarato alcuni politici locali.