Le mani dei martinesi sono una delle più belle ed esaltanti esperienze del made in Italy di qualità, perché con loro è cresciuta la tradizione bicentenaria delle confezioni uomo-donna. Non a caso, proprio qui, in una realtà con circa 3000 addetti (diretti e indiretti), dovrebbe sorgere una scuola di alta formazione, in collaborazione con l’Università del Salento, dedicata alla moda. "Ma oggi la situazione merita una cura particolare – dice Giordano Fumarola, segretario della Filctem Cgil di Taranto – altrimenti tutto un comparto rischia di saltare".

E il male di cui soffre il settore va ben oltre la contingenza dell’emergenza Covid. "Esistono aziende di qualità che vogliono innovare e crescere, quelle che tengono alto il nome di questa filiera anche in rassegne importanti come il Pitti Uomo – spiega Giovanni D’Arcangelo, segretario della Cgil di Taranto – ma poi esistono realtà contoterziste in cui la qualità del lavoro si è notevolmente ridotta, con occupazione non stabile, tempi di lavoro più faticosi e diritti sempre più contratti".

Si lavora a saltelli e con una corsa al ribasso sul costo della manodopera, che esclude  soprattutto i lavoratori che non piegano la testa. Ricorso sfrenato agli ammortizzatori sociali e condizioni di sfruttamento diffuse. Così la storia è comune ad altre realtà italiane del mondo del tessile e abbigliamento. Verrebbe da chiedersi pertanto se chi acquista quel capo-spalla con cifre a tre zeri, sa quanto veramente è costato in termini di fatica e dignità. Perché il contratto part-time in realtà significa spesso tutta la giornata e perché se sei in cassa integrazione in realtà puoi “scendere” lo stesso a lavorare, altrimenti chiamo un altro.

Ne sanno qualcosa Martino e Maria, due lavoratori con storie simili e diverse assieme. Martino dopo aver subito gli anni della crisi dovuta all’ingresso sul mercato delle confezioni della Cina, e il crollo del mercato mondiale con la crisi del 2018, è riuscito a ricollocarsi con un lavoro degno. Maria di tornare nel mondo delle confezioni non ci pensa affatto. "Si lavora tanto e male – dice Maria – lo stipendio non ti gratifica più, sei un numero a cui è impedito a volte anche andare in bagno. A me piaceva tanto, volevo anche crescere, ma di tornare non ci penso più".

Il 24 luglio prossimo quelle “maestranze” torneranno a parlarsi e a parlare di lavoro di qualità e sviluppo. L’appuntamento voluto dalla Cgil, con le segreterie della Filctem e della Filcams si svolgerà a partire dalle 18.30 nella sede del Villaggio di Sant’Agostino a Martina Franca.