Si può. Sì, nonostante il coronavirus e le dichiarazioni contrarie del neo presidente di Confindustria, rinnovare i contratti nazionali è possibile. Anzi è indispensabile alla ripresa del Paese, visto che le imprese e il lavoro ripartiranno se ci sarà una spinta del mercato interno. E cittadine e cittadini italiani per acquistare hanno bisogno di risorse da spendere. Che si possa lo dimostra l’accordo siglato nella tarda serata del 19 giugno tra Assovetro-Confindustria e i sindacati del settore, Filctem-Cgil, Femca-Cisl, Uiltec-Uil. Il Contratto era scaduto lo scorso 31 dicembre e se verrà approvato dalle assemblee dei lavoratori sarà in vigore fino al 31 dicembre del 2022. Quello del vetro lampade e display è un comparto non piccolo e riguarda oltre 27 mila addetti, impiegati in più di 1400 imprese.

“Il rinnovo del contratto nazionale del settore vetro è la dimostrazione che, anche in questo periodo di emergenza, la differenza la fa la qualità delle relazioni industriali. Non abbiamo mai interrotto il dialogo con Assovetro, anzi la necessità di far fronte alle conseguenze della crisi legata alla pandemia lo ha rafforzato. Abbiamo sottoscritto, oltre al protocollo sulla sicurezza, un documento congiunto con cui abbiamo segnalato al Governo le criticità e le necessità di sostegno per consentire non solo il mantenimento degli asset industriali nel Paese ma anche la progettualità per ripartire dopo la crisi”. Questo il commento del segretario generale della Filctem Cgil, Marco Falcinelli, alla notizia dell’intesa raggiunta sull’ipotesi di rinnovo.

Dicevamo quanto sia importante rinnovare i contratti per aumentare i salari, quelli italiani sono tra i più bassi d’Europa, e per confermare ed estendere diritti. L’intesa sottoscritta prevede un aumento salariare medio sui minimi di 63 euro e un aumento dello 0,05 per centro sul fondo del welfare contrattuale, destinato alla copertura sulla morte prematura e l’invalidità permanente.

I diritti, dicevamo. Si va dai permessi non retribuiti per lavoratori che assumono la tutela di minori stranieri, alle aspettative non retribuite per lavoratori affetti da patologie alcol-correlate, fino al prolungamento da 4 a 12 mesi della aspettativa dopo il superamento del comporto. Viene anche introdotto il diritto alla trasformazione del rapporto di lavoro da tempo pieno a tempo parziale su richiesta del lavoratore affetto da patologie oncologiche o gravi patologie degenerative ingravescenti e viene aumentato il periodo di comporto per i part time orizzontali. Infine attenzione a lavoratori e lavoratrici fragili. L’accordo prevede un nuovo capitolo sul reinserimento lavorativo e l’accomodamento ragionevole per i lavoratori disabili o non più idonei alle mansioni per le quali erano stati assunti. E in epoca post lockdown non poteva non trovare spazio il tema del lavoro a distanza: una commissione paritetica formulerà linee guida per l’istituzione delle ferie solidali e per la regolamentazione del lavoro agile.

Ancora il segretario generale della Filctem sottolinea: “Abbiamo condiviso l’idea in cui da una parte il rinnovo del contratto nazionale potesse essere una leva importante per consentire alle imprese di riprogettare il modello produttivo e fare cosi fronte alle rinnovate esigenze di cambiamento per aumentarne la competitività. E dall’altra, che le lavoratrici e i lavoratori del settore rappresentassero una parte fondamentale e strategica per raggiungere questo obiettivo”. Infine, Falcinelli allarga lo sguardo e ragiona non più solo pensando alla sua categoria: “I contratti nazionali vanno rinnovati se vogliamo che il Paese sia unito nella ripartenza. Confindustria rifletta sulle posizioni espresse recentemente sui contratti nazionali perché non si può guardare al futuro se si tiene la testa rivolta al passato proponendo ricette anacronistiche. I contratti nazionali possono rappresentare un elemento di modernità assoluta per progettare un nuovo modello produttivo che si coniughi ad un nuovo modello sociale, per un Paese migliore di quello che abbiamo conosciuto fino ad oggi”.
Ora la parola passa ai lavoratori e alle lavoratrici.