Dopo 56 notti di presidio, si interrompe la mobilitazione dei 117 operai della Novolegno davanti allo stabilimento di Arcella di Montefredane, in provincia di Avellino. Una decisione presa in ottemperanza del Dpcm del 9 marzo scorso per gestire l'emergenza epidemiologica da coronavirus. La loro lotta si era trasferita davanti ai cancelli della fabbrica di pannelli dopo aver occupato per 43 giorni la sala consiliare del comune irpino.

Da settimane gli addetti combattono per trovare una valida alternativa all'incubo del licenziamento collettivo che dal prossimo maggio rischia di assumere contorni assolutamente reali. Per abbattere il costo del lavoro, il gruppo Fantoni, ha da tempo delocalizzato in Slovenia e Serbia buona parte della produzione. Nelle scorse settimane lo società ha annunciato investimenti per 25 milioni di euro nel proprio sito principale, a Osoppo, in provincia di Udine, confermando che al termine degli ammortizzatori sociali (14 maggio 2020) lascerà morire la fabbrica della zona industriale avellinese, ferma da quasi un anno.

Considerato il crescente allarme, gli operai hanno ritenuto opportuno interrompere la turnazione del presidio fino al 3 aprile ma la tenda verde, simbolo della loro vertenza, rimarrà in piedi: "Riteniamo questa la soluzione più giusta perché stiamo portando avanti questa lotta per il nostro lavoro e per le nostre famiglie. In questo momento, rimanere a casa è la migliore forma di protezione verso i nostri concittadini, verso noi e i nostri cari".
A chi chiede loro se si tratta della fine della battaglia, assicurano che non si fermeranno. "Al Mise e alla Regione Campania continuiamo a chiedere l'impegno per la messa a punto di un piano industriale di riconversione e reindustrializzazione che preveda la bonifica dell'area, come chiedono anche le associazioni ambientaliste". Da quasi due mesi, ogni notte, le rappresentanze sindacali diffondono foto e video con le ultime notizie dal presidio attraverso i social. (dc)