È stato programmato per domani, 25 ottobre, uno sciopero del sindacalismo di base che interesserà Atm e tutto il comparto dei trasporti.

“Sappiamo bene come ogni sciopero dei servizi di trasporto provochi disagio ad altri lavoratori che quotidianamente sono costretti a recarsi sul posto di lavoro utilizzando i mezzi pubblici, ragion per cui ricorriamo a questo strumento con attenzione, per motivazioni chiare e non buone per tutte le stagioni, consapevoli come spesso sia sufficiente ‘l’effetto annuncio’ per creare forti disagi alle persone”, affermano Filt, Fit e Uiltrasporti Milano e Lombardia.

“I numeri lo indicano chiaramente. Nell’ambito Atm, abbiamo effettuato meno scioperi negli ultimi dieci anni di quanti altre organizzazioni, decisamente meno rappresentative, ne abbiano proclamati negli ultimi dieci mesi. È altresì evidente come su questioni concrete che attengono alle condizioni dei lavoratori e alla tenuta occupazionale non facciamo sconti, lo abbiamo dimostrato ampiamente in passato”, continuano le tre federazioni di categoria. 

“Per fare un paio di esempi: nel 2017 abbiamo chiamato i lavoratori allo sciopero per salvaguardare il perimetro operativo, e quindi occupazionale, di attività Atm nell’ambito del bando di gara; così come, più di recente, abbiamo scioperato per il pericolo, concreto, del taglio di finanziamenti pubblici al Tpl, che avrebbe impattato su lavoratori e cittadini. Ebbene, entrambi questi problemi sono stati risolti anche per effetto diretto delle nostre mobilitazioni. La più che legittima percezione dei cittadini milanesi e dei pendolari è invece che il Tpl, tutti i venerdì, sia in sciopero”, aggiungono i sindacati.

Proprio per tale ragione, Cgil, Cisl e Uil, che sono concretamente impegnate nell’attuazione dell’accordo interconfederale sulla rappresentanza sindacale, si battono da tempo per una modifica della normativa sul diritto allo sciopero nei servizi pubblici essenziali (legge 146/1990) che ormai fatica a tutelare tutti i soggetti coinvolti, chiedendo d'inserire princìpi che possano raccordare il diritto costituzionale allo sciopero con il reale consenso che un sindacato (qualunque sindacato) abbia in un’azienda, con il risultato di ridurre il numero di astensioni.

“Fino ad oggi questa proposta è rimasta inascoltata e ci si è invece voluti orientare a un inasprimento tout court del diritto dell’esercizio di sciopero, che tradisce lo spirito della ‘146’ (cioè ‘contemperare il diritto di sciopero con quello della mobilità’). Chiediamo un deciso passo in avanti su questo tema, allo scopo di salvaguardare il diritto costituzionalmente stabilito allo sciopero per chi lo esercita in maniera seria e responsabile, fuori da ogni strumentalizzazione”, concludono le tre sigle.