“Bisogna recuperare la grande impresa edile. La frammentazione degli appalti o la mancanza di grandi appalti non aiuta il settore. Crea tante piccole ricchezze, ma non quella che davvero serve al territorio in termini di Pil e occupazione”. A dirlo è il segretario generale della Fillea Cgil della Puglia, Silvano Penna, in un’intervista apparsa oggi (giovedì 24 ottobre) sull'edizione barese del quotidiano La Repubblica. “Gli ultimi dieci anni hanno dimezzato il settore”, prosegue l’esponente sindacale: “Il vero problema sono le grandi opere, quelle che sono in grado di dare una spinta. Per queste siamo ancora fermi. Stiamo aspettando che ora partano i lavori per la linea ferroviaria del Sud-Est”.

L’altra grande stazione appaltante della regione è l’Acquedotto Pugliese, che per il prossimo triennio dovrebbe impiegare 650 milioni in manutenzione. “Stiamo aprendo un confronto per avere due cose: un patto di legalità e un patto sugli appalti”, riprende Penna: “L’Acquedotto non può continuare negli affidamenti diretti per andare sotto soglia se non con il massimo ribasso. Molte imprese prima prendono l’appalto e poi falliscono”. Per la Fillea, dunque, bisogna smetterla “con gli appalti al massimo ribasso” e introdurre “il criterio della congruità, quindi affidare gli appalti con l’offerta più economicamente vantaggiosa e garantire, nell’ambito degli appalti, i lavoratori”.

Il segretario Fillea evidenzia anche che “ci sono tanti fondi che non si riesce a spendere se non in minima parte, un 5 per cento. Se dovessero partire tutte le opere finanziate, la nostra manodopera non basterebbe a fare i lavori previsti”. Il problema, dunque, è che “chi appalta deve avere i tecnici in grado di fare le gare, insomma serve personale. E bisogna rendere trasparenti gli appalti e governare i subappalti che non devono essere la scorciatoia per scaricare i costi che poi finiscono per pesare sulle spalle e le tasche dei lavoratori”.