Parte in Cgil la discussione sulla contrattazione inclusiva. Oggi, alla presenza di Maurizio Landini, si è svolta l’assemblea generale della Camera del lavoro di Napoli. Una città che con la sua area metropolitana, come ha ricordato il segretario generale della Cgil partenopea, Walter Schiavella, si candida a diventare un 'laboratorio' di questa nuova sfida lanciata dalla confederazione.
 
“Per effetto delle trasformazioni produttive, il lavoro dell’innovazione, ma soprattutto di una pesante azione deregolativa subìta in questi anni – ha ricordato il sindacalista – si è frammentato, scomposto, disperso, generando spesso divisione nelle condizioni e nelle retribuzioni fra lavoratori che operano fianco a fianco. Ricomporre quella frammentazione, riunire il lavoro, ridurre le diseguaglianze è il nostro compito. Per farlo, abbiamo bisogno in primo luogo di ricostruire o rafforzare la nostra rappresentanza fra gli esclusi e su di essa agire negozialmente con una nuova stagione di contrattazione che abbia al centro la lotta alle diseguaglianze e l’allargamento di diritti attraverso politiche inclusive. Siamo a un punto di svolta. Appare sempre più chiaro che non può esserci crescita se le diseguaglianze si fanno sempre maggiori. Serve un cambio di passo la cui costanza e coerenza va misurata nel medio periodo, ma fin da subito si può e si deve agire su alcune questioni che, dal punto di vista di una città così importante per il Mezzogiorno quale è Napoli, saranno una prova del nove di una nuova attenzione alla città".
 
"La prima questione riguarda gli investimenti in infrastrutture, innovazione e soprattutto per la riqualificazione urbana e ambientale. Occorre rafforzare le connessioni di Napoli al resto del Paese. Occorre un nuovo organico e sostanzioso intervento sulle periferie urbane delle città metropolitane insieme ad una forte accelerazione sui processi di bonifica ambientale da Bagnoli a Napoli Est alla terra dei fuochi. La seconda riguarda la necessità di affermare con chiarezza un modello di sviluppo nel quale la crescita del turismo e del terziario siano ricondotte ad una visione complessiva degli assetti sociali e urbani oltre che qualificate in termini di legalità e qualità del lavoro, ma soprattutto, non siano l’alibi per affermare che il Mezzogiorno può vivere senza industria", ha affermato il dirigente sindacale.
 
"Senza industria il Mezzogiorno non ha possibilità di una crescita stabile. Per questo occorrono politiche industriali organiche capaci di sostenere l‘innovazione e le filiere strategiche con interventi mirati e adeguate politiche localizzative, delle quali le Zes debbono essere parte, ma non il tutto. Soprattutto è necessario difendere gli insediamenti produttivi di qualità. Se sul fronte Fca ci sono passi avanti importanti nella definizione di missioni produttive compatibili con il recupero della piena occupazione, altrettanto non può dirsi per Fincantieri e soprattutto per Whirlpool. Su quest'ultima, il governo non può nascondersi nè ritrarsi, lasciando campo libero a un'azienda che non aspetta altro che questo", ha precisato il responsabile della Cdlm.
 
Altro banco di prova immediato, "il destino dei provvedimenti sull'autonomia differenziata di Veneto, Lombardia e Emilia Romagna, che rischiano di spaccare il Paese". "È certamente importante – secondo Schiavella – che il programma di governo ne subordini l’attuazione a una verifica delle materie, alla discussione in Parlamento e soprattutto alla definizione di livelli essenziali di assistenza e di prestazioni, tali da garantire parità di accesso e fruizione di diritti fondamentali a tutti i cittadini. Ma ciò non è sufficiente, se non si agisce contestualmente su un piano più generale di riassetto delle attribuzioni dello stato centrale e di riorganizzazione delle autonomie locali, riconoscendo in tale contesto un ruolo di effettivo governo di prossimità e di autonomia alle Città metropolitane che non sono quattordici, ma tre, Milano, Roma e Napoli".
 
"È ovvio che tutto ciò chiama in causa anche le responsabilità delle classi dirigenti, che ora, in passato e in prospettiva futura, governano o hanno governato Napoli e la Campania. Esiste una chiara e precisa responsabilità anche delle istituzioni e dei loro governi locali nella situazione di oggi, seppur da considerare con le attenuanti delle congiunture economiche e finanziarie in cui sia la Regione, con il debito della sanità, sia il Comune di Napoli, con il piano di rientro dal debito, si sono trovate. Si può discutere sulle cause di tutto ciò; certamente hanno influito le attuali confusioni di competenze e assetti istituzionali, certamente ha influito la crisi della finanza pubblica e l’oggettivo taglio dei trasferimenti, di cui ha patito soprattutto il Comune, ma il vero limite dell’azione dei governi locali è stato non solo l’assenza di una visione comune e condivisa, ma, in alcuni casi, anche della più ovvia cooperazione istituzionale", ha rilevato l'esponente Cgil.
 
"In tale quadro – ha sostenuto ancora Schiavella –, dobbiamo declinare il documento sulla contrattazione inclusiva, se vogliamo farne un vero strumento di lavoro, un vero grimaldello per segnare un cambio di passo nella nostra azione negoziale complessiva e nella sua effettiva capacità di essere strumento di estensione delle tutele e dei diritti a tutti coloro che oggi ne sono esclusi. Sul fronte regionale, le priorità riguardano sanità, trasporto pubblico locale, rifiuti, Zes. Con la Città metropolitana, il confronto è aperto sull'individuazione dei critesi di spesa del Pst. Con Palazzo San Giacono, occorre dare una stretta conclusiva su decentramento, politiche sociali e sanità, appalti, riders e contrasto al lavoro nero, turismo, economia digitale e piano regolatore della conoscenza".
 
"Occorre costruire un terreno condiviso – ha concluso Schiavella – e orientare l’azione negoziale sui territori, individuando nell'ospedale Cardarelli il luogo di sperimentazione di un primo tentativo di contrattazione e rappresentanza di sito. Stesso discorso per il porto di Napoli, luogo di lavoro avanzato con oltre diecimila addetti, decisivo anche per l’attivazione della Zes. Le crisi industriali, poi, hanno disperso e minato la solidarietà e la visione comune dei nostri delegati. Quindi, è necessario ricomporre esperienze condivise e strategie rivendicative confederali. Il dramma del lavoro nero è una vera emergenza sociale, spesso drammaticamente intrecciata con illegalità a tutti i livelli, dalla mafia all’evasione fiscale, allo scempio ambientale. Da qui, parte l'esperienza del sindacato di strada per la difesa dei diritti dei lavoratori e il contrasto a ogni forma d'illegalità. Per quanto riguarda il tema dei rifiuti, di fronte a un'emergenza strutturale, abbiamo bisogno di una nostra strategia rivendicativa su un preciso progetto industriale a garanzia dell'integrità del ciclo e del suo carattere pubblico. Sul terreno del trasporto pubblico locale, occorre rilanciare le proposte sull'integrazione fra le aziende pubbliche, accettando la sfida della efficienza".