Durante il congresso regionale della Cgil Campania, che si è celebrato nell’autunno scorso, ho avuto modo di conoscere il corso di formazione sindacale “Ricominciamo da noi, la contrattazione inclusiva: salvaguardare la dignità nel lavoro e nella vita, contrastare la violenza sulle donne” e subito sono stato colpito dal fatto che, per la prima volta, si parlasse dei problemi delle donne nei luoghi di lavoro rivolgendosi agli uomini, invitandoli a fare una riflessione sulla differenza e la violenza di genere e la difesa dei diritti delle donne. Temi che non possono e non devono rappresentare soltanto una battaglia culturale e politica di una parte, ma che, soprattutto in un’organizzazione come la Cgil, devono diventare patrimonio complessivo di tutti, in particolare degli uomini.

Perché, ne sono convinto, una società dove la differenza di genere è un valore è una società migliore per tutti, non solo per le donne. Da questa riflessione è nata l’esigenza di tenere, tra le prime iniziative della Fisac Cgil – che ha già una cultura complessiva sulle differenze di genere e sulla loro valorizzazione – un corso di formazione dedicato ai quadri e ai dirigenti di sesso maschile della categoria che rappresento. Ci sono tanti modi di esercitare la violenza sulle donne e molto spesso linguaggi e comportamenti galanti nascondono un modo di vedere e trattare le donne come degli oggetti.

I dati che emergono sulle violenze di genere sono davvero sconcertanti: oltre 10 mila denunce di stalking l’anno, che spesso diventano anticamera di femminicidi. Un vero è proprio bollettino di guerra: nel 2017 il 34,8% degli omicidi ha visto come vittima una donna, dato che è salito al 37,6% nel 2018. Tra il 2000 e il 2018 sono state uccise 3.100 donne, più di 3 a settimana, il 72% di questi omicidi è stato compiuto da parenti, partner o ex partner. A ottobre 2018 i femminicidi sono stati 106, uno ogni 72 ore. Al 7 marzo 2019 erano già 13 le donne uccise, una in più del 2018. La violenza sulle donne è stata ed è ancora una vera e propria emergenza sociale.

Tutti questi motivi mi hanno portato a fare anche una altra riflessione in tema di contrattazione inclusiva, di politiche di genere, di conciliazione dei tempi di vita e di lavoro di pari opportunità. In generale, nella Cgil, forse un po’ meno nella Fisac, le delegazioni trattanti del contratto collettivo nazionale di lavoro e della contrattazione di secondo livello è composta prevalentemente da uomini. Anche io ho speso la maggior parte della mia vita sindacale a contrattare e, molto spesso, nella stesura di una piattaforma rivendicativa o in una contrattazione, magari particolarmente difficile, ho trascurato di includere nel perimetro contrattuale norme, istituti e politiche di genere, in difesa dei diritti delle donne e non perché non li ritenessi giuste rivendicazioni.

La nostra categoria ha dimostrato di essere, da tempo, sulla buona strada sul tema della contrattazione inclusiva riferita alle differenze di genere. La scelta di avere fra gli organismi il Coordinamento donne, già da diversi anni, presente sia a livello nazionale che nelle strutture territoriali, ha sicuramente influenzato positivamente la contrattazione inclusiva in termini di differenza di genere. La piattaforma rivendicativa del settore Abi, il cui confronto è cominciato il 12 giugno scorso, chiede l’introduzione di istituti contrattuali o di ampliamenti di già esistenti, in tema di conciliazioni di tempi di vita e di lavoro, di pari opportunità e di politiche di genere: una vera e propria contrattazione inclusiva per la salvaguardia della dignità nel lavoro e nella vita e per contrastare la violenza sulle donne.

Sono convinto che proprio la nostra categoria, che ha un’importante contrattazione in tema di politiche di genere, di pari opportunità, di difesa dei diritti delle donne, debba valutare di compiere un ulteriore passo, facendo diventare queste battaglie patrimonio complessivo di tutta la Fisac e della Cgil. Non più la difesa dei diritti delle donne e il contrasto alle violenze di genere, una battaglia solo al femminile, ma una priorità e un patrimonio dell’intera organizzazione.

Michele Cervone è segretario generale Fisac Cgil Campania