La vicenda potrebbe sembrare marginale visto il numero di lavoratori coinvolti, una quindicina. Ma è invece emblematica per i meccanismi che svela, tipici di quel sistema sempre più simile a una giungla che è il mondo degli appalti. Siamo a Perugia, dove i lavoratori in questione sono impiegati come corrieri presso la Gls Italy, importante azienda della logistica parte del gruppo Royal Mail, la società britannica delle poste. 

Ma i nostri 15 non sono dipendenti Gls. La situazione è piuttosto complicata e a spiegarla nel dettaglio ci pensa Marco Bizzarri, segretario generale della Filt Cgil dell'Umbria: "Nella nostra regione - dice - Gls ha ceduto in franchising il suo Marchio a A.N., società perugina riconducibile ad Adriano Nuzzo, che, a sua volta, per i servizi di facchinaggio e consegna, ha appaltato il lavoro ad un consorzio di fuori regione, che assume lavoratori presso le proprie controllate, in genere cooperative o srl, con una vita media di circa un anno".

Un assetto societario assai complesso, dunque, dove tra il lavoratore in divisa Gls e la stessa, sussistono ben tre soggetti societari diversi (committente, consorzio e controllata). "Le srl o le cooperative in cui i lavoratori sono assunti - continua Bizzarri - vengono chiuse in genere dopo un anno di vita, ed il lavoratore viene riassunto da una nuova cooperativa o da una nuova srl, creata ad hoc. Tanto per essere chiari ci siamo imbattuti in lavoratori che hanno indossato la divisa Gls per 16 anni, ma che hanno avuto in questo periodo 16 rapporti diversi di lavoro con altrettanti soggetti societari". 

"In questo sistema di scatole cinesi che si aprono e si chiudono di continuo - dice ancora Bizzarri - il lavoratore non ha pressoché capacità di esprimere contenzioso legale di alcun tipo, poiché la vita brevissima dei soggetti societari per cui lavora non lo permette. Inoltre, il contratto nazionale di lavoro non viene pienamente applicato e ad ogni cambio di azienda si può perdere qualcosa per strada".

Per il sindacalista siamo di fronte ad un "sistema di sfruttamento perverso, creato negli studi di qualche consulente del lavoro". Un contesto in cui, ad inizio aprile, si è consumato un ennesimo fatto grave. "Sembrerebbe infatti - racconta ancora Bizzarri - che all’inizio dell’anno il consorzio abbia di nuovo cambiato le aziende in cui i lavoratori operano, facendo firmare un 'contratto' in cui era previsto un lungo periodo di prova (ma quei lavoratori sono nei cantieri da anni, ndr) provvedendo poi, all’inizio di questo mese, a licenziare una quindicina di loro per mancato superamento del periodo di prova stesso".

"In sostanza, cambia il nome dell’azienda, ma non chi la dirige e si butta per strada gente che svolge questo lavoro da anni. Un atto grave, a cui non sappiamo dare una spiegazione chiara, se non la volontà di allontanare dal posto di lavoro personale ben preciso, magari qualcuno poco 'simpatico' alla governance aziendale", conclude Bizzarri. (Fab.Ri)