Il ritardo con il quale il ministero dello Sviluppo economico sta affrontando le numerose crisi delle aziende delle costruzioni “rischia di lasciare nell’incertezza migliaia di lavoratori e le loro famiglie, oltre ad aggravare ulteriormente la situazione dell'intero settore delle costruzioni”. Lo dichiarano le segreterie nazionali di Feneal Uil, Filca Cisl e Fillea Cgil, chiedendo che il Mise “si comporti responsabilmente e si attivi per garantire la continuità aziendale e il mantenimento dei posti di lavoro”.

“La vicenda di Condotte, ad esempio, rischia di naufragare a causa della tempistica. L’impresa – spiegano - ha necessità immediata di risorse per garantire la ripresa dei cantieri e per sottoscrivere i contratti non ancora stipulati per importanti commesse, già aggiudicate. Commesse che rischiano di essere revocate dai committenti a causa dei ritardi e dell’impossibilità di fornire le fideiussioni. È invece fondamentale non solo mantenere integro il perimetro aziendale attuale, ma anche avviare i nuovi lavori in portafoglio per garantire la continuità occupazionale dei lavoratori, sia per Condotte che per le aziende controllate come Inso Spa”.

Il Mise deve ancora pronunciarsi sul Piano presentato dai commissari il 4 marzo scorso. Una prima criticità era emersa quando il fondo Mef a garanzia dei prestiti bancari è risultato non sufficiente per il salvataggio dell'impresa: si stimava occorressero 190 milioni di euro. “Adesso - dicono i sindacati - l’attivazione del prestito dei soli 60 milioni di euro per i quali la garanzia c’è, è subordinato all’approvazione da parte del Mise del Piano”.

Anche sulla vertenza Tecnis, per Feneal, Filca e Fillea, non c’è più tempo da perdere, “e bisogna procedere velocemente alla vendita, per evitare il tracollo dell’azienda. In entrambi i casi, come per le crisi di altre imprese delle costruzioni, c’è il serio rischio di disperdere il patrimonio aziendale e migliaia di posti di lavoro”.

Al Mise chiediamo un’assunzione di responsabilità, certezze e celerità nelle decisioni. Senza un riscontro – concludono i sindacati – non assisteremo inermi alla dispersione di posti di lavoro e di professionalità, ma lanceremo una mobilitazione a sostegno della continuità occupazionale e del completamento dei cantieri fermi ormai da mesi”.