Manifestazione di protesta dei lavoratori dell'industria alimentare 'Latte Puccio', sotto sequestro dal 12 febbraio. Il sit-in si svolge davanti ai cancelli chiusi dello storica azienda casearia di Capaci. I sei lavoratori dell'azienda, assieme ai loro familiari, protestano perché sono rimasti senza lavoro, senza retribuzione e senza ammortizzatori sociali.

“I lavoratori si trovano sospesi in un limbo, da cui non sanno come uscire, non lavorano e non sono stati licenziati, quindi non possono percepire gli ammortizzatori sociali. Chiediamo che il tribunale fallimentare nomini al più presto un amministratore giudiziario, per decidere delle loro sorti”, dichiarano il segretario generale Flai Cgil Palermo, Dario Fazzese, e Renato Aiello, Flai provinciale.

Dopo i sigilli allo stabilimento e gli arresti per bancarotta fraudolenta dei due amministratori della società, Giuseppe Valguarnera e Caterina Di Maggio, finiti agli arresti domiciliari,  è stato nominato solo il curatore dei beni. “All'indomani del sequestro – aggiungono i due dirigenti sindacali –, abbiamo chiesto alla prefettura di sollecitare il tribunale per la nomina di un amministratore giudiziario. La richiesta è stata inoltrata. Ma non abbiamo ancora risposta. Si è verificata così una situazione paradossale, in cui, mentre c'è  un curatore che si occupa dei beni materiali dell'azienda, i lavoratori sono rimasti abbandonati a se stessi”.      

A dicembre scorso, prima del fallimento, la Latte Puccio aveva licenziato 13 lavoratori, che oggi percepiscono la Naspi. “Invece, da fine gennaio, noi siamo senza retribuzione e non possiamo avere accesso agli  ammortizzatori sociali. Non siamo né regolari né licenziati – dichiara Salvatore Giambona, delegato Flai –. Ci hanno detto di attendere. Non possiamo nemmeno cercare un nuovo lavoro  Siamo stati abbandonati, senza nessuna garanzia,  come figli di un dio minore. Noi sei abbiamo lo stesso diritto dei 700 operai di Termini Imerese, la situazione è simile. Solo che loro, di Blutec, sono tutelati dallo Stato e noi no, nei nostri confronti non c'è alcun interesse. Questo è il primo sit-in  che facciamo, per richiamare l'attenzione di istituzioni e organi competenti. Tutti quanti abbiamo problemi familiari e siamo qui con i genitori pensionati che ci sostengono”.