“Se quanto si apprende oggi dai giornali sui possibili interventi sul Codice degli Appalti dovesse essere confermato e diventare decreto, non si sbloccherà nessun cantiere, ma si peggioreranno le condizioni di migliaia di lavoratori e si abbasseranno le soglie di trasparenza e qualità nei nostri settori”. Così dichiara in una nota Alessandro Genovesi, segretario generale della Fillea Cgil. “Se il governo volesse sbloccare gli attuali cantieri, dovrebbe intervenire soprattutto sulla riduzione dei cosiddetti tempi di attraversamento, agendo sugli articoli 202 e 204 del Codice, qualificare le stazioni appaltanti e ridurre i rischi di contenzioso e danno erariale per i dirigenti delle pubbliche amministrazioni, intervenire con un Fondo di garanzia, alimentato da Cassa depositi e prestiti, per dare continuità finanziaria alle imprese (e relativi indotti) che hanno già vinto le gare – da Astaldi a Tecnis, a Cmc, a Condotte – e ridurre i vari passaggi autorizzativi per accelerare la fase esecutiva”. Magari “con più attenzione ai lavoratori – prosegue Genovesi – attuando la congruità, già prevista dal Codice degli Appalti e che necessita solo di una determina del ministro Di Maio o la patente a punti, prevista dal Testo unico per la sicurezza (basterebbe un decreto della presidenza)”.

Invece “stiamo assistendo a un ritorno generalizzato al massimo ribasso, alla universalizzazione degli affidamenti senza gara per importi che valgono oltre il 70% degli appalti (tanto incidono gli appalti sotto soglia), al ritorno del General Contractor riducendo ulteriormente controlli e trasparenza su figure (direttore lavori e collaudatori) e processi (progettazione ed esecuzione), con tutto ciò che nel passato ha comportato, in termini di “varianti allegre”, lievitazione di costi e centinaia di incompiute”.

“Se a questo – prosegue il numero uno della Fillea – aggiungiamo le norme sui subappalti nei consorzi di impresa (escamotage per superare il limite del 30%) o la riduzione delle norme per prevenire infiltrazioni criminali o l'uso esclusivo del massimo ribasso per la ricostruzione post-sisma del Centro Italia, rischiamo di fare un danno non da poco. La stessa norma sui commissari, rinviando a successivi decreti, non dà alcuna garanzia”. Per queste ragioni “dopo il poco produttivo tavolo tecnico del 18 marzo, avevamo richiesto un ritorno al tavolo politico. Il governo invece sembra non voler tenere conto delle osservazioni unitarie del sindacato, ma di volersi concentrare su una revisione del codice che ci farà tornare alle vecchie leggi obiettivo e alle norme Lunardi. Altro che cambiamento: stiamo in piena restaurazione e soprattutto rischiamo di perdere un’occasione per il Paese”.

“A questo punto aspettiamo di leggere i testi – conclude Genovesi –, ma, se tale impostazione negativa sarà confermata, la mobilitazione dei lavoratori delle costruzioni, dopo lo sciopero generale del 15 marzo, non si fermerà”.