Nell'incontro dell'8 gennaio scorso avente per oggetto il futuro di Banca Carige, i commissari avevano rassicurato le organizzazioni sindacali nazionali di categoria sul piano industriale, sostenendo che questo non avrebbe rimesso in discussione gli organici. "Da quanto emerso oggi, 28 febbraio, si apprende invece con sconcerto che il piano industriale si reggerebbe sul drastico taglio di mille posti di lavoro e sulla chiusura di 100 sportelli".

È un allarme rosso quello lanciato da Igor Magni e Federico Vesigna, rispettivamente segretari generali della Cgil di Genova e della Liguria: "Se anche non si trattasse di licenziamenti, ma di uscite incentivate, cosa peraltro tutta da verificare - sottolineano - questo rappresenterebbe comunque una ulteriore perdita di posti di lavoro e  un impoverimento per tutta la banca e il territorio". 

"Purtroppo, quella di Carige, si sta profilando come l'ennesima vertenza nella quale le conseguenze dei processi di riorganizzazione passano dal taglio del costo del lavoro e in aggiunta a questo fatto non è nemmeno chiaro quale sarà il futuro della banca - aggiungono Magni e Vesigna - Secondo quanto appreso si profila infatti un ridimensionamento del perimetro dell'istituto con ripercussioni sulla capacità di sostenere il tessuto economico e produttivo del territorio attraverso le politiche di credito".