L'autonomia differenziata voluta dal governo Meloni, il cosiddetto ddl Calderoli sul quale il Consiglio dei ministri del 2 gennaio ha dato il via libera, è da "respingere con forza", perché "cristallizza e peggiora i divari e le diseguaglianze esistenti" sul territorio italiano. Lo afferma, in una nota, il segretario confederale della Cgil, Christian Ferrari. “La lettura delle bozze circolate sugli organi di stampa e le stesse dichiarazioni fatte nella conferenza stampa seguita al Consiglio dei ministri svoltosi ieri, confermano tutte le criticità di fondo del progetto del governo sull’attuazione dell’art. 116, terzo comma della Costituzione”, spiega il dirigente sindacale.

Una linea che preoccupa

Sono tante le preoccupazioni della Cgil per un provvedimento divisivo, pericoloso, privo delle "risorse necessarie a ridurre i divari esistenti", e che "non subordina l’iter di approvazione alla definizione delle leggi di principio per le tante, troppe materie di legislazione concorrente che le Regioni vogliono avocare a sé". Altri punti deboli ravvisati dalla confederazione: "Non si individuano i limiti di unitarietà delle politiche pubbliche strategiche cui le intese non dovranno in nessun caso derogare - precisa Ferrari -, e non si prevede un adeguato coinvolgimento del Parlamento”.

Un no deciso dalla Cgil

“Continueremo a respingere con forza ogni ipotesi di riconoscimento di maggiore autonomia a un qualsiasi territorio che non coniughi, in modo efficace, il valore della prossimità con il superiore principio di solidarietà - prosegue Ferrari -, che non sia subordinato alla salvaguardia dell’unitarietà dei diritti civili e sociali fondamentali della popolazione e che non escluda materie indisponibili come l’istruzione”. 

“Per quanto invece riguarda le materie di rilevanza strategica (a partire da politiche energetiche, infrastrutture, trasporti) riteniamo che riconoscere alle Regioni la competenza esclusiva su di esse rappresenterebbe la rinuncia ad un governo nazionale e unitario delle politiche economiche, industriali e di sviluppo del Paese”.

Le parole e i fatti

Il documento del governo sta ancora circolando in bozze, ma sono testi che, secondo Ferrari, già “dimostrano tutta la distanza che separa le parole dai fatti. Da una parte il governo sostiene di voler rispettare l’unità economica e sociale del paese, dall'altra non considera prioritaria la definizione delle leggi di principio inderogabili a tutela di quella stessa unità”. 

“Inoltre - aggiunge il segretario confederale - non basta definire cosa sono i Lep (peraltro con l’inaccettabile procedura stabilita dalla legge di bilancio che esautora il Parlamento) se non si prevedono interventi straordinari per mettere tutti i territori nelle stesse condizioni di partenza e se non si individuano i fondi aggiuntivi necessari per farli rispettare. E non basta dire che si supera la spesa storica, se si continua a ragionare di misure a risorse invariate - quindi limitate a quanto speso fino a oggi - perché a medesime risorse corrisponderanno gli stessi divari già in essere, a partire da quelli in sanità”. 

Metodo e contenuti inaccettabili

Il ddl Calderoli vuole, secondo Ferrari, "disegnare un nuovo rapporto tra Stato, Regioni e autonomie locali, tra istituzioni e cittadini, con semplici procedure amministrative, senza alcun confronto con le parti sociali, senza coinvolgere i cittadini, e senza il rispetto delle prerogative del Parlamento, sede della sovranità popolare, relegato a una funzione meramente consultiva e di ratifica finale. La Cgil continuerà a contrastare ogni provvedimento che favorisca la frammentazione dei diritti civili e sociali fondamentali, delle politiche pubbliche e della contrattazione collettiva nazionale, e a mobilitarsi - conclude il segretario confederale - per rivendicare interventi e misure volti, invece, a ridurre le drammatiche disuguaglianze esistenti”.