Nonostante un immenso patrimonio paesaggistico, culturale, monumentale, eno-gastronomico, la Sicilia continua a registrare un impoverimento costante del lavoro. Sull'isola il turismo non viene inteso come un settore produttivo qualificato. Lo testimonia l'incapacità di promuovere politiche e strategie di insieme e il dilagare di forme di lavoro precarie o irregolari che ne impediscono il rilancio.

Da tempo il sindacato chiede di riunificare nello stesso disegno una filiera composta da strutture ricettive, siti culturali, di ristorazione, lidi balneari, da più di un anno a questa parte pressoché deserti. I lavoratori chiedono di ripartire dalla ricchezza storica e paesaggistica della Sicilia. Per la Filcams siciliana occorre una politica d’insieme, per la realizzazione di servizi diversificati ma tutti caratterizzati da efficienza e qualità.

"Nel turismo – sottolinea la segretaria generale Monja Caiolo – la qualità dei servizi è direttamente proporzionale alla qualità e alla professionalità del lavoro". “Se si insegnasse la bellezza alla gente – prosegue citando Peppino Impastato – la si fornirebbe di un’arma contro la rassegnazione, la paura, l’omertà. E la Sicilia di bellezza ne ha davvero tanta. Per Monja Caiolo, l’immenso patrimonio culturale di cui i siciliani dispongono deve essere la chiave di volta, non solo per la destagionalizzazione del turismo, "perché la bellezza è un valore che insegna a comprendere, apprezzare e rispettare altri valori, come quello del lavoro".  E il lavoro nel turismo – puntualizza – ha bisogno di una rinnovata cultura, a partire dalla legalità. Il lavoro irregolare deturpa la bellezza di quell’ambiente che Recovery fund  e Next generation EU vogliono proteggere e migliorare. Vogliamo che il post pandemia rappresenti una nuova normalità, con un lavoro stabile, regolare e dignitoso.”