Digitalizzazione, innovazione, competitività e cultura; rivoluzione verde e transizione ecologica; infrastrutture per una mobilità sostenibile; istruzione e ricerca; politiche del lavoro, inclusione sociale e pari opportunità; tutela della salute. Sono queste le sei “missioni” fondamentali per la ripresa e resilienza del Piemonte, contenute nel documento di Cgil Cisl Uil Piemonte, presentato alla stampa dai segretari regionali. Sono proposte concrete per governare e indirizzare i cambiamenti prodotti dagli effetti della pandemia e per le azioni da intraprendere per il rilancio del territorio.

Il documento è stato inviato alla Giunta regionale, alle associazioni imprenditoriali, all’Università e al Politecnico. In particolare, per Cgil Cisl Uil Piemonte è urgente la costituzione di una cabina di regia regionale, al cui interno attivare il confronto con le rappresentanze economiche, sociali e istituzionali.

I dati parlano chiaro: il Pil piemontese ha subito un calo nel primo semestre 2020 del 12,5%, rispetto allo stesso periodo del 2019, mentre relativamente al terzo trimestre il Pil è sceso del 5,5%.

(Nel video qui di seguito, a cura di Giustina Iannelli e Romualdo Magliulo, il segretario generale della Cgil del Piemonte, Pier Massimo Pozzi).

 

 

Prima della pandemia, il Pil regionale era inferiore di quasi 7 punti percentuali rispetto al 2008 e la produzione industriale di oltre 5 punti. Inoltre, seppur in ripresa, il grado di utilizzo degli impianti nel manifatturiero era, nel terzo trimestre del 2020, del 61,8%.

Nell’ultimo anno hanno perso il lavoro 65.000 persone, impiegate per lo più con forme contrattuali precarie e a tempo determinato, alle quali non è stato rinnovato il contratto, di queste la maggioranza sono lavoratrici. Inoltre, nella pandemia sono aumentate le dimissioni volontarie delle donne. Un’anomalia tutta piemontese è l’alta percentuale di disoccupazione giovanile, anche tra i laureati. Solo il 20% di questi trova lavoro in tempi ragionevoli.

Nell’anno della pandemia, il Piemonte ha fatto registrare un forte aumento del ricorso alle varie forme di integrazione salariale. Nel 2020 sono state autorizzate 371 milioni di ore delle varie tipologie di ammortizzatori sociali, in prevalenza cassa integrazione in deroga.

Un altro fenomeno che riguarda da vicino la regione è il mancato incrocio tra domanda e offerta. Il 30% delle aziende locali fatica a trovare personale con competenze adeguate, anche a causa della scarsa digitalizzazione del sistema.

Oggi, nessun settore produttivo è immune da difficoltà e le situazioni di crisi aperte in Piemonte coinvolgono circa 4.000 lavoratori.

Non c’è più tempo da perdere: è fondamentale programmare l’utilizzo efficace e veloce delle risorse straordinarie messe a disposizione dall’Europa, attraverso i confronti e gli approfondimenti con le principali forze di rappresentanza del territorio piemontese.