“La priorità, oggi più di ieri, è quella di spendere bene e presto, creando occupazione di qualità e aumentando la competitività del Paese, con le infrastrutture che servono e premiando la mobilità su ferro e acqua, la manutenzione, la rigenerazione urbana, i grandi corridoi internazionali. Guai però a ritorni al passato, a liberalizzazioni selvagge, a turni massacranti di 11 ore con gravi rischi di incidenti, a modelli non esportabili che, alla fine, rischiano di produrre meno trasparenza, meno qualità e anche meno lavoro”. Lo affermano, in una nota, Giuseppe Massafra e Alessandro Genovesi, rispettivamente segretario confederale della Cgil e segretario generale della Fillea.

“Da più parti in queste ore si invoca per l’ennesima volta il superamento delle tutele previste dal Codice degli appalti, il modello Genova o la riduzione dei controlli anti mafia. Una posizione tutta ideologica - sostengono Massafra e Genovesi - contro cui il sindacato si è più volte mobilitato raggiungendo poi, nel merito, con Governo e Parlamento una sintesi più equilibrata espressa da ultimo con la legge 120/2020, con un 'modello Italia' figlio delle migliori esperienze e in grado di essere replicato ed esportato, con gli interventi sul danno erariale, con l’introduzione del Durc per congruità, ecc.”.

“Dentro queste regole e tutele condivise – continuano i sindacalisti – il sindacato ha dato anche la propria disponibilità sia a migliorare le norme relative alle fasi preliminari rispetto alla cantierizzazione (limitazione alle procedure negoziate e certezza sulle rotazioni delle imprese, semplificazioni su progettazione, silenzio assenso per diversi pareri, superamento definitivo del massimo ribasso che 'strozza' poi fornitori e sub appalti, ecc.), sia a lavorare 7 giorni su 7, h 24, senza straordinari ed in cambio di più occupazione e più squadre di lavoratori, stimando in almeno 32 mila i posti aggiuntivi che si potrebbero così creare”.

“Questo a dimostrazione che i cantieri si possono aprire, semplificando ma non per questo rinunciando a legalità e tutele, anzi mettendo le risorse pubbliche, comprese quelle del PNRR e di 'Italia Veloce' a disposizione di più occupazione e di una crescita industriale delle imprese e del settore delle costruzioni”. “Su questi punti – continuano – ribadiamo che siamo pronti a discutere e fare la nostra parte, con responsabilità e voglia di contribuire alla ripresa del Paese, sapendo che le ragioni principali delle difficoltà a trasformare in lavoro e cantieri le risorse pubbliche sono la scarsa qualificazione delle stazioni appaltanti, troppo numerose e troppo piccole, e la mancanza di migliaia di figure tecniche nei Provveditorati alle Opere Pubbliche, negli enti locali, nelle Regioni, in Anas, Ferrovie. È questo il vero collo di bottiglia che va allargato, affrontando quindi i problemi veri – concludono – ma guai a strumentalizzare le difficoltà del Paese per colpire lavoratori e imprese serie. Non servono atteggiamenti ideologici o bandierine, ma una visione condivisa, socialmente e ambientalmente responsabile, di cosa fare per il bene di tutti”.