Inquinamento ambientale, deposito incontrollato di rifiuti, sversamento di acque inquinate. In una parola, disastro ambientale. Per questi reati la procura di Brescia ha disposto il sequestro della Caffaro, azienda chimica con una storia che inizia nel 1906, e ha nominato un custode giudiziario che dovrà garantire la salvaguardia del sito. Nell’area dove sorgono gli stabilimenti, dichiarata nel 2003 dal ministero dell’Ambiente sito di interesse nazionale, con l’obiettivo di effettuare interventi di caratterizzazione, messa in sicurezza d’emergenza, bonifica, ripristino e monitoraggio, tuttora prestano la loro opera 34 dipendenti, impegnati a evitare che il disastro peggiori: del loro futuro però non si sa ancora niente.

“I lavoratori sono professionalmente preparati e pertanto a servizio delle autorità per garantire la sicurezza del sito e della collettività” dichiarano in una nota congiunta Filctem Cgil, Femca Cisl, Cgil e Cisl di Brescia. Presidiare il sito ed evitare che l’inquinamento si aggravi e si espanda sono i loro compiti in questo momento: attivando le pompe mantengono operativa la barriera idraulica che fa da schermo ai veleni, che altrimenti andrebbero a infestare la falda cittadina. Il cromo esavalente è solo l’ultimo composto chimico che sta penetrando nel suolo e nel sottosuolo, che si è aggiunto ai policlorobifenili, alle diossine, al mercurio, all'arsenico per quello che il giudice per le indagini preliminari ha definito nell’ordinanza di sequestro "un'irreversibile compromissione di larghe porzioni delle matrici ambientali, esponendo la pubblica incolumità al pericolo di danni permanenti per la salute dei soggetti che risiedono a sud dello stabilimento”.

“Chiediamo che ci sia un tavolo di confronto nel quale i sindacati possano esercitare un ruolo attivo – afferma Patrizia Moneghini, segretaria generale Filctem Cgil Brescia -. Fino al 31 marzo i lavoratori continueranno ad azionare le pompe. Dopo, non si sa. Confidiamo nell’indagine dell’autorità competente, auspicando che possa individuare tutte le eventuali responsabilità”.

(Video di Alessandro Adami)