“Con la sentenza della Corte di Assise di Massa Carrara è stato aggiunto un ulteriore tassello nella costruzione giurisprudenziale sulle scelte di fine vita”. Così Sandro Gallittu, dell’Ufficio nuovi diritti della Cgil nazionale commenta l’assoluzione di Marco Cappato e Mina Welby dall’accusa di istigazione e aiuto al suicidio di Davide Trentini, e aggiunge “è necessario varare subito una legge che garantisca a tutte le cittadine e i cittadini del nostro Paese uguale trattamento nelle scelte di fine vita”.

“Assolvendo Cappato e Welby - spiega Gallittu - la Corte d’Assise di Massa Carrara ha interpretato l’importante sentenza della Consulta nel senso più esteso. Infatti, la libertà di autodeterminarsi ricorrendo all’aiuto di terzi per realizzare la propria volontà è stata estesa anche a casi di dipendenza vitale da terapia farmacologica, e non solo quindi a dipendenza da macchinario, come nel caso di Fabiano Antoniani”.
 
Per il dirigente sindacale “la decisione, anche se è la sentenza di una singola Corte d’Assise e bisognerà attendere le motivazioni, amplia i casi in cui è possibile ricorrere all’aiuto al suicidio, e interpella il legislatore su due questioni che noi da sempre segnaliamo come fondamentali: da un lato la necessità di un chiaro indirizzo politico e legislativo sulla questione, nel rispetto delle indicazioni della Consulta; dall’altro la necessità di sottrarre le persone da trattamenti difformi a seconda del luogo nel quale si vive, dei diversi orientamenti delle Corti di giustizia, e della possibilità o meno di affrontare le spese per andare in un Paese straniero per godere dei propri diritti fondamentali”. “Ora è doveroso dare compimento alla raccomandazione che la Consulta, con la nota Sentenza, ha per ben due volte rivolto al Parlamento: è necessario - conclude Gallittu - che il legislatore esca dall’inerzia e vari una legge, unica garanzia di uguale trattamento delle cittadine e dei cittadini del nostro Paese”.