Ci sono volute più di quattro ore in consiglio dei ministri per ottenere il via libera ieri (7 luglio) al decreto semplificazioni. Nonostante la formula "salvo intese", tanto cara agli ultimi governi, il testo dà il via a “130 opere strategiche per il Paese”, anche se molte sono state già cantierate. Dopo settimane di tira e molla, in ogni caso, il governo fa nottata, lasciando comunque irrisolte alcune divergenze nella maggioranza di governo sulle deroghe alle norme sugli appalti e anche sulle opere pubbliche da affidare a commissari, così come sull'abuso d'ufficio e sulla interoperabilità dei dati.

Secondo l’esecutivo, quel “salvo intese” riguarda solo pochi aspetti tecnici, non politici, e i grandi nodi sarebbero stati sciolti. La discussione sulle opere da sbloccare, però, pare ancora viva, anche perché l'elenco non entra nel testo del decreto, ma nel piano Italia veloce del ministero delle Infrastrutture, che è un allegato al Programma nazionale delle riforme. Nella parte più corposa del programma da 130 interventi, quella del Mit, si va dai porti alle direttrici ferroviarie (come il nodo di Genova, il Terzo Valico di Giovi, la Pontremolese e la Palermo-Catania-Messina) fino agli aeroporti, alle città metropolitane e alle strade e autostrade (come la Pedemontana lombarda, il potenziamento a 4 corsie della Salaria, la Salerno-Potenza-Bari). Tra le opere strategiche ci sono "la Salerno-Reggio Calabria, la Palermo-Catania-Messina, la Pescara-Roma, la Pescara-Bari, la Venezia-Trieste, la Gronda, la Ionica, l'ampliamento della Salaria, la Pontina", ha spiegato il premier Giuseppe Conte in conferenza stampa a Palazzo Chigi. Ci sarà tempo poi fino a dicembre per nominare i commissari.

Il testo, una cinquantina di articoli e lungo quasi 100 pagine, è stato presentato dal presidente del consiglio Conte in conferenza stampa, e prevede la possibilità non solo per i commissari ma anche per le stazioni appaltanti di agire per far fronte agli effetti negativi dell'emergenza Covid, in deroga a tutte le norme, tranne quelle penali, antimafia e quelle sulla sicurezza sul lavoro. Restano le perplessità sulle deroghe introdotte sul "modello Genova", ma il cdm ha comunque trovato un accordo sul Durc, stralciando la norma che aumentava le percentuali di subappalti. 

Conte in conferenza stampa ha parlato di “rafforzamento dei protocolli di legalità”, di “procedure urgenti per produrre i certificati antimafia”, di controlli “più pervasivi, veloci e preventivi, grazie all’incrocio delle banche dati”. Ma è proprio quel “salvo intese”, a rendere guardingo il sindacato, che vuole vederci chiaro il prima possibile. “Il minimo sindacale lo abbiamo ottenuto. Aspettiamo i testi definitivi - commenta a Collettiva Alessandro Genovesi, segretario generale della Fillea Cgil -, però se davvero saranno confermati il rispristino del Durc a luglio e lo stop ad ogni ulteriore liberalizzazione dei sub appalti così come era entrato in cdm, si tratterebbe di due buone notizie. Perché i due errori più grossi li avremmo evitati.”
 
Restano comunque da sciogliere molti altri nodi: “Il primo è l’impegno assunto da Conte di generalizzare la congruità come strumento per combattere ulteriormente lavoro irregolare e far rispettare i contratti collettivi dell’edilizia”. Poi c’è l’introduzione della cosiddetta “patente a punti” per “rafforzare la sicurezza in cantiere”. Infine, il sindacato deve ancora capire “se su protocolli antimafia, clausole sociali in caso di subentro, terna dei sub appaltatori, motivi di esclusione e soprattutto trasparenza e lotta alla corruzione” ci siano o meno “rischi di manomissioni”. In sostanza, se queste norme diventino obbligatorie o no. 

Le richieste che la Fillea avanza, d’altronde, sono le stesse da mesi: “La qualificazione delle stazioni appaltanti, l’assunzione di migliaia di tecnici dopo anni di blocco del turnover, la qualificazione sia a monte che a valle delle imprese, premiando quelle più strutturate e che investono in innovazione, passando dalla progettazione e dai nuovi materiali”. 

La stessa figura del commissario straordinario, per Genovesi “deve limitarsi a pochissimi casi e deve sempre prevedere obblighi contrattuali chiari e una vigilanza collaborativa dell’Anac. Bisognerà vedere se i protocolli di legalità saranno obbligatori. Insomma, “andrebbe rovesciata la filosofia”. Proprio perché ci sono e ci saranno grandi risorse da destinare ai cantieri pubblici, “questa deve essere un’occasione per qualificare e potenziare pubbliche amministrazioni ed imprese, combattere lavoro nero ed irregolarità, far crescere un sistema di aziende sano che investa sulle professionalità e sulla sostenibilità”.

Ora la Fillea attende a breve un confronto con il governo, “per poter contribuire a cantieri veloci, che siano però trasparenti e sicuri”. La mobilitazione della categoria, però, resta: “Se avessero approvato liberalizzazioni del subappalto e Durc libero avremmo proclamato lo sciopero nazionale. Ora vigileremo in tutti i passaggi necessari – conclude Genovesi - affinché il Paese riparta con più giustizia sociale e con più occupazione di qualità”.