In coda per tre ore per andare al lavoro, in ospedale, o anche semplicemente per andare al mare. Con la riapertura delle attività e con la possibilità di spostarsi, i genovesi hanno iniziato a fare i conti con grandi ingorghi e traffico congestionato, fino a venerdì scorso, quando si sono ritrovati incolonnati per dieci chilometri, in file interminabili e senza soluzione. Con conseguenze immaginabili: trasporto pubblico e privato in tilt, mezzi di soccorso bloccati, turisti che disdicono soggiorni in città, la compagnia di navigazione cinese Cosco che sconsiglia ai clienti di usare il porto genovese a causa di un “caos mai visto”. Stessa scena sulle autostrade liguri anche lunedì mattina (6 luglio), con dieci chilometri in A12, tra Recco e Genova Est  e in A7, verso Milano.

“Anche le se code ci sono da settimane, e cioè da quando è ripreso il traffico privato, adesso la situazione è insostenibile – commenta Laura Andrei, segretaria generale Filt Cgil Liguria -. Dopo il lockdown sono rimasti aperti cantieri per le ispezioni su gallerie, ponti e viadotti, previsti nell’ambito dell’indagine sulle carenze manutentive conseguente al crollo del ponte Morandi. Il concessionario Aspi Autostrade per l’Italia sta smontando le onduline delle gallerie per verificare lo stato delle volte, ma non terminerà certo il 10 luglio come annunciato, i cantieri andranno avanti fino a fine mese. Ma dal momento che in questi anni gli incolonnamenti in autostrada hanno sempre fatto parte della nostra quotidianità, qualcuno può davvero pensare che quello che sta succedendo in questi giorni non fosse ampiamente prevedibile?”.

La Liguria è una regione penalizzata dal punto di vista delle infrastrutture: senza i binari utili per eliminare i colli di bottiglia che impediscono di potenziare l’inoltro via ferro della merce, con un’autostrada senza carreggiata di emergenza, con la più alta concentrazione di ponti e viadotti d’Italia, che richiede interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria superiori alla media nazionale. Ed è anche la regione dove si sta consumando un braccio di ferro tra governo e Aspi, in mezzo al quale si ritrovano stritolati i lavoratori, le imprese, i cittadini privati del loro diritto alla mobilità e il porto, praticamente bloccato, con le sue merci e i suoi traghetti, proprio nel momento in cui sarebbe necessario l’impegno di tutti per la ripresa, a vantaggio dell’intero Paese.

“Chiediamo che ministero delle Infrastrutture, Regione Liguria e Aspi si confrontino per adottare un piano condiviso che limiti i disagi, prevedendo soluzioni alternative, a partire dal potenziamento del trasporto pubblico su gomma e su ferro, per ridurre l’uso dei mezzi privati – conclude Andrei -. E a sostegno delle nostre richieste abbiamo indetto con la Uilt uno sciopero il 24 luglio per tutti i lavoratori e le lavoratrici del settore”.

Intervista a cura di Giovanna Cereseto