16 milioni e mezzo di fondi pubblici destinati al rilancio del polo industriale ex Fiat di Termini Imerese, utilizzati per fare altro. C’era chi lo diceva che la Blutec non aveva i requisiti di affidabilità finanziaria e credibilità imprenditoriale per rilanciare il polo industriale alle porte di Palermo dismesso dalla Fiat/Fca. E però alla Blutec, società del Gruppo Metec nata nel 2014 sostanzialmente proprio per partecipare al bando lanciato da Invitalia per dare futuro alla fabbrica abbandonata, ha così ottenuto tante, davvero tante risorse erogate dalla Regione Siciliana attraverso, appunto, Invitalia, che dovevano essere utilizzate per la riqualificazione e riconversione del polo industriale.

Secondo le indagini partite dal Nucleo di polizia economico-finanziare del capoluogo siciliano e poi trasferite per competenza alla Procura di Torino, che già nel 2019 portarono al sequestro della Blutec, la società non aveva i presupposti per accedere ai fondi pubblici ne l’idoneità a realizzare il progetto di riconversione industriale. Non solo Roberto Ginatta e suo figlio Matteo Orlando Ginatta, anch’esso arrestato, avrebbero commesso comportamenti dolosi, reati societari e gravi condotte distrattive del patrimonio tra le quali, ad esempio, la distribuzione di dividenti generati solo da alchimie contabili e l’acquisto di biglietti e abbonamenti per partite di calcio della Juventus. Sarebbe stato, inoltre, autoriciclaggio il profitto illecito derivante da malversazioni a danno dello Stato in altre attività imprenditoriali e speculative.

Insomma, truffa alla Stato e soprattutto ai lavoratori di quello che un tempo fu l’attività industriale della Sicilia, quella che fece sperare in un futuro di lavoro e dignità.