"Siamo molto preoccupati per gli stabilimenti italiani del gruppo, soprattutto perché con la fusione Fca-Psa ci sarebbero 23 impianti in Europa, con una presenza di Peugeot del 43 per cento. Fra i lavoratori italiani del gruppo Fca si teme per la sopravvivenza dei loro stabilimenti. In Italia c'è una capacità produttiva installata di un milione e mezzo di auto, ma ne vengono prodotte meno della metà. Poi i nostri impianti sono pieni di cassintegrati, dunque questa fusione è molto rischiosa. Andare verso progetti di alleanze sul mercato è necessario, ma con Peugeot è controproducente, perché ha quasi metà della produzione in Europa". Chi parla è Francesca Re David, segretario generale Fiom Cgil, intervistata questa mattina a Radio anch'io su Rai Radio1.

"Dopo vent'anni, bisognerebbe che finalmente un governo si assumesse la responsabilità di convocare Fca per chiedergli qual è la sua posizione sugli impianti italiani. L'azienda, oggi una multinazionale, ha preso tanti soldi in Italia e continua a prenderli attraverso gli ammortizzatori sociali. Dunque, non è una faccenda tra privati, e della fusione dovrebbe essere informato direttamente anche il nostro governo, come è avvenuto in Francia con il rispettivo esecutivo. In Italia non esiste una politica industriale e il settore dell'auto ne è l'esposizione di massima evidenza, ma siccome quello che succede tocca direttamente gli 80.000 dipendenti di Fca, ma anche i 200.000 dell'indotto, noi chiediamo che il governo italiano convochi un tavolo in cui Fca sia chiamata a dire qual è il suo piano industriale", ha concluso la dirigente sindacale.