"Il Parlamento europeo non ha trovato l'accordo sul sistema di scambio delle quote inquinanti mettendo a rischio l'intero pacchetto sul clima, lasciando nell'incertezza le lavoratrici e i lavoratori, fermando il cambiamento verso l'abbattimento delle emissioni". A dirlo è il coordinatore nazionale automotive per la Fiom Cgil Simone Marinelli, secondo cui il sistema dello scambio di quote può essere utilizzato per creare un fondo di sostegno affinché la transizione non venga pagata dalle lavoratrici e dai lavoratori.

"Il settore - osserva Marinelli - sta soffrendo in tutta Europa, ma maggiormente nel nostro Paese, e le prospettive dei prossimi mesi non sono certo positive. Le lavoratrici e i lavoratori faticano sempre di più a quadrare i bilanci familiari, subendo il doppio impatto: gli ammortizzatori sociali e le dinamiche inflattive. I bonus del governo, che rischiano tra l'altro di non essere erogati a tutti, servono a poco. Occorre sostenere il reddito con interventi strutturali di recupero del potete di acquisto".

Il dirigente sindacale evidenzia che "le potenzialità per tornare a essere uno dei primi produttori di veicoli in Europa le abbiamo. Abbiamo le competenze, le professionalità, ma manca una politica industriale. I soli incentivi non servono a rilanciare il settore e a governare la transizione. L'autoregolazione del mercato ha portato il nostro Paese da produrre oltre due milioni di veicoli alla fine degli anni Ottanta a neanche 500 mila nel 2021".

Secondo la Fiom "il silenzio del governo è ormai insostenibile e non si spiega nel momento in cui sindacati e sistema delle imprese insieme stanno chiedendo e sollecitando l'apertura di un tavolo specifico con la presidenza del Consiglio e i ministri competenti. Una scelta che con il rinvio della discussione nel Parlamento europeo dell'approvazione del pacchetto sulle emissioni, penalizza e lascia nell'incertezza le lavoratrici e i lavoratori".