Nata in una famiglia borghese del Wisconsin, Mildred Elizabeth Fish si trasferisce nel 1929 a Berlino per amore di Arvid Harnack, studente tedesco di economia conosciuto nelle aule dell’Università. Nella scintillante Berlino degli anni Trenta la coppia ha una vita felice, ma l’ombra del regime si estende minacciosa e irrefrenabile su di loro.

Con l’ascesa del nazismo, i coniugi Harnack si uniscono a un gruppo di resistenza che diventerà noto, in seguito, come Orchestra Rossa, prendendo contatti con diplomatici stranieri per fornire informazioni sulle condizioni politiche ed economiche della Germania nazista. Saranno arrestati il 7 settembre 1942. Arvid Harnack viene condannato a morte nel dicembre dello stesso anno dalla corte marziale del Terzo Reich e giustiziato tre giorni dopo nel carcere Plötzensee di Berlino. Il processo di Mildred durerà quattro giorni.

Il 19 dicembre 1942 una giuria di 5 giudici la condannerà a sei anni in un campo di prigionia, ma Hitler in persona, non tollerando che una donna americana accolta dalla Germania si fosse “venduta” alla sua vecchia patria, chiederà la revisione del processo. Unico civile americano a essere giustiziato per ordine diretto del führer sarà condannata a morte in appello e ghigliottinata il 16 febbraio 1943. La sua morte tuttavia non le basterà per essere celebrata alla fine del conflitto.

Le sue simpatie socialiste e il fatto che passò molte informazioni all’Unione Sovietica renderanno poco conveniente il suo ricordo negli Stati Uniti durante la Guerra fredda e solo nel 1986 lo Stato del Wisconsin dedicherà una giornata alla sua figura. “Eppure ho tanto amato la Germania”, diceva poco prima dell’esecuzione.

Fino all’ultimo giorno di vita, nella sua cella, aveva continuato a tradurre Goethe in inglese, convinta che la poesia e bellezza avrebbero salvato il mondo.

“È un gran miracolo che io non abbia rinunciato a tutte le mie speranze perché esse sembrano assurde e inattuabili - scriverà Anna Frank pochi mesi dopo - Le conservo ancora, nonostante tutto, perché continuo a credere nell’intima bontà dell’uomo. Mi è impossibile costruire tutto sulla base della morte, della miseria, della confusione. Vedo il mondo mutarsi lentamente in un deserto, odo sempre più forte l’avvicinarsi del rombo che ucciderà noi pure, partecipo al dolore di milioni di uomini, eppure quando guardo il cielo, penso che tutto si volgerà nuovamente al bene, che anche questa spietata durezza cesserà, che ritorneranno l’ordine, la pace e la serenità (…) Chi è felice farà felici anche gli altri, chi ha coraggio e fiducia non sarà mai sopraffatto dalla sventura!”.

“Non penso a tutta la miseria - scriveva - ma alla bellezza che rimane ancora”.