Lasciate che i voti siano conteggiati
The New York Times, 5 novembre 2020

Contare tutti i voti. Non dovrebbe essere una proposta lontanamente controversa in una democrazia rappresentativa. Un conteggio completo e accurato dei voti espressi è l’unico modo per esprimere la volontà del popolo che ha votato. Persino durante le normali elezioni, il processo del voto può richiedere giorni. Richiede più tempo per un’affluenza massiccia che non si verificava da generazioni, senza tener conto che una pandemia ha spinto decine di migliaia di americani a votare via posta e ha reso più difficile l’espletamento delle operazioni più semplici, come il conteggio dei voti, che richiedono la presenza di molte persone in spazi chiusi per periodi prolungati.

Un presidente che si preoccupasse di difendere la democrazia americana farebbe il possibile per ribadire questo punto all’opinione pubblica. Darebbe l’esempio, rassicurando il popolo che il sistema elettorale della nazione funziona come sempre ha fatto, in ogni stato, in ogni contea e in ogni distretto. Come al solito, il presidente Trump sta facendo il contrario. Mentre il totale dei voti nel campo di battaglia dei diversi stati importanti aumenta a favore di Joe Biden, Trump inizia a dubitare della regolarità del conteggio dei voti.

Poco dopo la mezzanotte, il presidente ha dichiarato ingiustamente su Twitter che le elezioni sono state rubate. Poche ore dopo, in un discorso sconclusionato tenuto nel cuore della notte nella East room della Casa Bianca, Trump ha accusato “un gruppo di persone molti tristi” di cercare di “privare del diritto di voto” coloro che hanno votato per lui. Ha minacciato di rivolgersi alla Corte suprema. Ha affermato: “Eravamo pronti a vincere queste elezioni. Francamente, abbiamo davvero vinto queste elezioni”. Il discorso è stato uno dei momenti più meschini e vergognosi di un’amministrazione traboccante di conflittualità. Inoltre, è stato un discorso controproducente. Nello stesso momento in cui gettava sospetti sui conteggi fatti negli stati che sembravano andargli contro, accoglieva con favore i conteggi in aumento negli stati in cui lui sembrava andare avanti.

Mercoledì mattina, Trump è ritornato nuovamente sulle elezioni, aggravando il danno con l’invio di tweet rabbiosi e falsi. “Ieri notte ero decisamente avanti in molti stati chiave, in quasi tutti i casi i democratici gestivano e controllavano. Poi, hanno cominciato a sparire uno dopo l’altro magicamente, mentre si contavano le schede elettorali a sorpresa. MOLTO STRANO, e i 'sondaggisti' storicamente sbagliano”, ha scritto in un tweet che Twitter ha oscurato insieme ad altri messaggi inviati come “falsi”. Trump ha ragione quando dice che i sondaggi in alcuni stati chiave sono molto sbagliati. Ma non “molto strano”. Nessun candidato ha vinto le elezioni martedì notte. Questa decisione non sarà presa secondo i desideri dei candidati o delle proiezioni dei media. Sarà presa dagli elettori e dai lavoratori che contano le schede. Agli stati non è neanche richiesto di certificare i conteggi fino all’8 dicembre. Nel frattempo, non ci sono “schede a sorpresa” che fanno “sparire magicamente i voti”. È normale che il numero dei voti cambi, soprattutto nelle ore e nei giorni successivi alla chiusura dei seggi elettorali. Quando uno dei candidati avanza, non sta “capovolgendo” il risultato elettorale, perché non c’è ancora un risultato da capovolgere.

La campagna elettorale di Trump ha annunciato che chiederà di riconteggiare le schede nel Wisconsin. È un diritto di Trump, anche se dovrà pagare tre milioni di dollari di tasca sua. Se c’è qualcuno che deve arrabbiarsi, sono le migliaia di elettori del Paese le cui schede elettorali inviate via posta non sono mai state consegnate agli uffici elettorali. Un giudice federale di Washington ha ordinato, martedì scorso, all’ufficio postale di perquisire 12 uffici per lo smistamento della posta in 15 stati per cercare eventuali schede non consegnate, andate a grande maggioranza a favore dei candidati democratici. È comprensibile che gli americani vogliano conoscere rapidamente e chiaramente il risultato delle elezioni. Ma questo non cambia il fatto che c’è bisogno di tempo per contare 150 milioni di schede. Gli operatori ai seggi elettorali e gli amministratori di tutto il Paese sono impegnati a fare il loro lavoro e a lavorare per lunghe ore per garantire che ogni scheda elettorale sia contata.

Trump ha scritto in un tweet di mercoledì: “Stanno trovando voti per Biden ovunque, in Pennsylvania, Wisconsin e Michigan. È un male per il nostro Paese!” Si, presidente. Accade questo quando si contano le schede elettorali. Noi, e soprattutto lei, dovremmo mantenere la calma e lasciare che il processo elettorale faccia il suo corso ogni quattro anni. Alla fine del processo, i due partiti vinceranno o perderanno. Non è una frode. È la democrazia.

Per leggere l'articolo originale: Let the vote to be counted

Elezioni Usa 2020: una democrazia in pericolo
Le Monde, 5 novembre 2020

Donald Trump si è auto-dichiarato il vincitore delle elezioni presidenziali Usa ancora prima della fine del conteggio dei voti, annunciando di voler adire la Corte suprema per far cessare lo spoglio. Questo non significa altro che ignorare il suffragio universale. Donald Trump sta mettendo in atto la sua minaccia. Attenzione! Durante la campagna elettorale aveva avvertito che i democratici avrebbero cercato di “rubare i voti”. Aveva ripetuto in tutti gli incontri che queste elezioni presidenziali rischiavano di essere “truccate”. Queste minacce ne nascondevano un'altra minaccia: la strategia del caos. È esattamente questa strategia che il presidente degli Stati Uniti ha iniziato a mettere in atto mercoledì 4 novembre, poche ore dopo la chiusura dei seggi. Una strategia pericolosissima per la democrazia americana: Donald Trump sta giocando con il fuoco, in un contesto già abbastanza esplosivo.

Con la mascella serrata, il volto spento, Trump, accompagnato dal vicepresidente Mike Pence e dalle loro mogli, è arrivato alla Casa bianca mentre i risultati elettorali non erano completi, ma hanno evidenziato un duello estremamente serrato tra il presidente uscente e il suo avversario democratico, Joe Biden. Lo spoglio dei voti continua nelle numerose circoscrizioni elettorali e dovrebbe continuare ancora per giorni, a causa della complessità dell'organizzazione del voto in piena pandemia. Questo non ha impedito il presidente di rivendicare la vittoria - “Abbiamo vinto le elezioni” - né di annunciare che chiederà alla Corte suprema di fermare il conteggio dei voti, sulla base di “brogli gravi” che non ha dettagliato.

Sembra che il presidente si sia irritato per l'annuncio prematuro fatto da Fox news della vittoria di Biden in Arizona, uno stato in cui Trump aveva vinto nel 2016, informazione che è stata poi confermata da altri media. Sicuramente è stato infastidito dall'intervento di Joe Biden, che due ore prima ha rassicurato i suoi sostenitori nella sua roccaforte del Delaware, affermando che erano sulla “buona strada” e la vittoria era in vista. Trump ha accusato il suo avversario di aver rivendicato la vittoria in diversi stati prima che fossero resi noti i risultati ufficiali, ma lui ha fatto esattamente la stessa cosa nel discorso tenuto alla Casa bianca.

Una delle democrazie più antiche al mondo, gli Stati Uniti, si trova in una situazione che non ha precedenti, quella in cui un presidente in carica interferisce deliberatamente nel processo elettorale federale, rivendica la vittoria nel mezzo delle operazioni di spoglio e brandisce la minaccia di farle interrompere da un'autorità indipendente sulla quale si suppone che non dovrebbe esercitare alcuna influenza.

Questo non significa altro che ignorare il suffragio universale. Significa negare il ruolo di un'elezione, che è l'elemento essenziale del sistema democratico. Donald Trump ha sconvolto nei quattro anni alla Casa bianca tutte le regole del rispetto della politica, ha violato le regole attinenti al primato dei fatti e della verità, ha insultato partner americani e stranieri, ha messo i suoi concittadini gli uni contro gli altri. Non aveva mai assunto la responsabilità di gettare al mare il verdetto degli elettori. Questo tipo di condotta è tipico dei regimi autoritari. Non è degna degli Stati Uniti d'America.

Per leggere l'articolo originale: Elections américaines 2020 : les Etats-Unis, une démocratie en danger

Vota e rinnova la democrazia
The New York Times, 3 novembre 2020

L’esperimento americano ha visto di tutto, ma c’è la possibilità di rinnovare la democrazia. Mentre gli americani si recano alle urne martedì, l’ultimo giorno delle elezioni presidenziali del 2020, lo stato di salute della democrazia americana è in bilico. Ma in queste ore di crisi si vede anche la forza della democrazia. Come disse Martin Luther King Jr, nel suo discorso finale, “Soltanto nel buio è possibile vedere le stelle”.

Anche se i repubblicani stanno lavorando freneticamente per scoraggiare di andare a votare, e impedire il conteggio dei voti, i funzionari in molti stati americani hanno reso il voto più semplice che mai. Oltre a quanto hanno già fatto cinque stati, la California, il Nevada, il New Jersey e il Vermont, e Washington DC, hanno inviato le schede elettorali per posta a tutti gli elettori. Gli altri stati di New York, del New Hampshire e della Virginia, hanno allentato le regole sul voto per corrispondenza. Nella Contea di Harris, nel Texas, una giurisdizione con la popolazione più grande di 26 stati, alcuni seggi elettorali per le votazioni anticipate sono stati aperti tutta la notte.

Anche se il presidente Trump ha compiuto atti di violenza contro persone che non sostengono la sua rielezione, milioni di americani hanno potuto beneficiare di queste nuove opportunità in tutta la nazione. Oltre 97 milioni di persone hanno già votato nella nazione. Nel Texas e nelle Hawaii, il numero dei voti espressi prima del giorno delle elezioni ha superato il totale dei voti rispetto alle elezioni del 2016. Anche se la pandemia del coronavirus dilaga, altri milioni di americani prevedono di andare a votare di persona martedì indossando la mascherina. Alcuni americani aspetteranno per ore nelle lunghe file, una risposta eroica per una realtà indegna, per esercitare il diritto di scegliere le persone che serviranno gli americani a Washington e nel governo federale e locale.

La nostra democrazia rappresentativa si rinnova con il moltiplicarsi dei singoli voti. I funzionari delle elezioni federali hanno l’obbligo di garantire il conteggio dei voti. Questo processo non finirà martedì. Alcuni stati riusciranno a comunicare i risultati rapidamente, per altri ci vorranno dei giorni per ultimare il conteggio dei voti.

Trump e altri funzionari repubblicani possono essere d’aiuto mettendo da parte i piani per interferire nel processo elettorale. Lunedì è stato fermato un tentativo di sabotaggio, quando un giudice federale ha respinto lo sforzo dei repubblicani del Texas di buttare più di 127 mila schede elettorali dei seggi elettorali della Contea di Harris, che comprende Houston. Ben Ginsberg, avvocato repubblicano di vecchia data per ricorsi elettorali, con la Florida nel 2000, ha intrapreso un’azione individuale non attenendosi al partito e ha scritto: “Non molto tempo fa, il principio fondamentale del Partito repubblicano era che il voto di ogni elettore avente diritto dovesse essere contato, anche se a volte il voto non era a favore del partito”. Nei prossimi giorni, questo principio dovrebbe essere il principio fondamentale per i due partiti. I giudici, che saranno inevitabilmente chiamati a esprimersi dai due partiti, hanno il sommo dovere di garantire al massimo la possibilità di votare e il conteggio delle schede elettorali. 

I candidati hanno, inoltre, l’obbligo di attendere il conteggio dei voti. Trump ha suggerito di essere pronto a dichiarare vittoria prima che gli stati termineranno il conteggio dei voti. Simili affermazioni affrettate, come se si trattate di un gioco d’azzardo, sarebbero particolarmente irresponsabili nel clima attuale. Nel caso un candidato facesse un’affermazione simile, vale la pena ricordare che le parole non contengono una formula magica. Trump non otterrà un secondo mandato dichiarandosi vincitore. Una volta che arriveranno i risultati? Una volta che la nazione avrà scelto il presidente, 35 senatori e 435 rappresentanti, per non parlare dei funzionari federali locali e dei risultati del referendum? Le elezioni sono solo l’inizio.

Il candidato vincitore e i suoi sostenitori festeggeranno, ma l’importanza di un’elezione la si sopravvaluta facilmente. Nella vittoria elettorale non si ottiene il diritto a realizzare una serie particolare di promesse elettorali, ma solo l’opportunità di governare. Gli elettori hanno fatto i loro compromessi quando hanno selezionato i candidati che rappresentano alcune loro priorità, alcuni valori, ma non tutti. Fatte queste scelte, gli uomini e le donne che hanno scelto dovranno lavorare per trovare i loro compromessi.

Questa nazione stava cercando di affrontare una serie di problemi di vecchia data prima che Trump vincesse nel 2016. Questi problemi non hanno fatto che aumentare negli ultimi quattro anni, in parte perché Trump non è riuscito a capire il lavoro di un presidente. Ha cercato di governare per decreto, assediando i suoi avversari e chiedendo loro di arrendersi. Ha deciso più volte che nessuna pagnotta è meglio di pagnotta dimezzata. Ora l’America ha la sua opportunità di ricominciare nuovamente per quattro anni. La sfida immediata è tenere elezioni libere ed eque, dimostrare a se stessi più che a chiunque altro che questa nazione è impegnata a rispettare la democrazia rappresentativa e lo stato di diritto. Ma il voto in sé è soltanto un mezzo per arrivare a un obiettivo. Quando le schede saranno contate, coloro che vinceranno dovranno dimostrare di saper governare.

Per leggere l'articolo originale: Vote an Renew Democracy

I repubblicani e non Biden stanno per aumentare le tasse
di Joseph Stiglitz
The New York Times, 2 novembre 2020

Nella legge sul taglio delle tasse voluta da Trump nel 2017 è sepolto l’aumento delle tasse che avverrà automaticamente ogni due anni, dal 2021 al 2027. Tutti i contribuenti con un reddito di 75 mila dollari o con un reddito inferiore (circa il 65% dei contribuenti) dovranno affrontare un’aliquota fiscale più alta nel 2027 rispetto a quella del 2019. Le elezioni sono importanti.

L’amministrazione Trump ha un piccolo segreto sporco: non sta solo pianificando l’aumento delle tasse per la maggior parte degli americani. L’aumento delle tasse è già stato firmato, sigillato e consegnato, sepolto nelle pagine di quella legge. Il presidente Trump e i suoi alleati al Congresso ci hanno ingannato. La legge che hanno approvato inizialmente ha ridotto le tasse alla maggior parte degli americani, ma ha introdotto automaticamente aumenti graduali delle tasse ogni due anni, che avranno inizio nel 2021 fino al 2027 e riguarderanno quasi tutti, a eccezione delle persone ai vertici della gerarchia economica.

In realtà, per la maggior parte dei contribuenti si tratta di un aumento delle tasse che sarà pagato in ritardo, mascherato da una riduzione. Quante volte abbiamo sentito Trump e i suoi alleati ricordare questo?  Hanno pensato, giustamente fino a questo momento, di aspettare ad aumentare le tasse fino a dopo le elezioni del 2020, altrimenti le poche persone più colpite dall’aumento si sarebbero ricordate del responsabile. Se guardiamo alle analisi imparziali dell’Ufficio del bilancio del Congresso e del Comitato misto per le imposte, quando fu approvato il disegno di legge sulle tasse, capiamo chiaramente come le diverse fasce di reddito siano state colpite dal piano fiscale di Trump. È inquietante.

La soglia attuale della povertà di una famiglia di quattro persone è 26.200 dollari: le persone con reddito compreso tra 10 mila e 30 mila dollari, circa un quarto degli americani, sono tra coloro che dovrebbero pagare un’aliquota fiscale media più alta nel 2021 rispetto agli anni che hanno preceduto l’approvazione del taglio delle tasse. L’Ufficio del bilancio del Congresso e il Comitato misto hanno stimato che coloro che hanno un reddito tra i 20 mila e i 30 mila dollari pagherebbero 365 dollari aggiuntivi il prossimo anno, queste sono persone che stanno lottando solo per riuscire a pagare l’affitto e mettere del cibo in tavola. Ovviamente, i poveri non sono mai stati importanti per il Partito repubblicano, ma coloro che si trovano al limite della povertà sono stati colpiti in modo particolarmente pesante dalla pandemia e dalla recessione, per cui i previsti aumenti delle tasse di Trump sembrano particolarmente duri e impraticabili, considerato che il pagamento di imposte più alte, anche se è un peso enorme per loro, inciderà di poco sul bilancio.

Nel 2027, quando le disposizioni della legge saranno pienamente applicate, con il completamento degli aumenti delle tasse, il paese sarà diviso nettamente in due fasce: coloro che guadagnano più di 100 mila dollari otterranno in media un taglio delle tasse, mentre coloro che guadagnano meno di 100 mila dollari, la fascia di reddito che comprende tre quarti dei contribuenti, non otterranno alcuna riduzione delle tasse.

Allo stesso tempo, Trump ha fatto un regalo enorme ai suoi simili, persone il cui reddito annuo è superiore a 1 milione di dollari, ossia lo 0.3% ricco del paese: il Comitato misto per le imposte ha stimato che l’aliquota fiscale media per questa fascia di reddito nel 2019 sarà di 2,3 punti percentuali più bassa rispetto all’aliquota media prima del taglio delle tasse, facendo risparmiare al contribuente medio di questa fascia di reddito oltre 64 mila dollari, più di quanto la famiglia americana media guadagni in un anno.

Le stime relative alla perdita e ai benefici in materia fiscale sono state fatte prima della pandemia. Ora, i redditi di quasi tutti, a eccezione dei percettori di redditi alti, hanno subito un crollo, quindi la fascia dei percettori di reddito che ha subito una perdita sarà probabilmente più ampia; e con persone come Jeff Bezos, l’amministratore delegato miliardario di Amazon, che sta ottenendo risultati migliori del previsto, il regalo che Trump gli ha fatto è persino più grande.

Quest'analisi dimostra che la stragrande maggioranza degli americani trarrà beneficio dalle probabili riforme fiscali che emergeranno dall’amministrazione Biden rispetto al vantaggio che trarrebbe se fosse mantenuta la pessima legge sulle tasse di Trump. Ci si potrebbe chiedere perché Trump non ha ridotto le tasse a tutti? I repubblicani, quando sono andati al potere, hanno perso il controllo su quello che autodefiniscono conservatorismo fiscale, hanno visto la possibilità di ringraziare enormemente i loro amici ricchi e le grandi società per l’aiuto dato nella campagna elettorale presidenziale. Ma le proiezioni sui tagli alle tasse promessi a questi donatori hanno ipotizzato che il disavanzo del bilancio che sarebbe scaturito avrebbe superato i 1.000 miliardi di dollari. Per ridurre questa cifra paurosa, hanno dovuto tassare gli americani comuni.  Anche se questo tipo di marchingegno trovato per il bilancio è stato utilizzato dall’amministrazione del presidente George W. Bush, Trump l’ha portato a un livello nuovo.

I repubblicani hanno un’altra difesa debole: la loro vecchia amica, l’economia delle ricadute favorevoli. Avevano promesso che il taglio alle tasse per le grandi società sarebbe ricaduto sui cittadini che si trovano in fondo alla scala sociale. Abbiamo visto che questo non è accaduto. In realtà, il danaro è schizzato verso l’alto sotto forma di dividendi agli azionisti, bonus agli amministratori delegati e riacquisto di azioni, raggiungendo un livello record (quasi 1 trilione di dollari solo nel 2018).

Alcuni modelli economici avevano previsto che la legge Trump in materia fiscale avrebbe portato a un aumento significativo dei salari dovuti a un incremento degli investimenti e a una maggiore crescita economica. Ma le previsioni hanno dimostrato che, quando i tagli temporanei alle tasse della legge del 2017 si sarebbero trasformati in aumenti delle tasse, la crescita si sarebbe rallentata in modo sostanziale e gli aumenti dei salari sarebbero stati lievi. Questo calcoli sono stati fatti prima dell’arrivo della pandemia.

Mark Zandi e Bernbard Yaros di Moody’s analytics hanno realizzato un’analisi credibile e accurata, confrontando i piani di Biden e di Trump, che comprendono gli aumenti promessi da Trump e altre promesse di cambiare le tasse e le spese. Il piano di Biden convince con un margine ampio: 7.4 milioni di nuovi posti di lavoro e una ripresa economica più rapida dalla recessione. Questo significa salari e redditi più alti per la maggior parte degli americani.

Le elezioni sono importanti. Le elezioni hanno conferito ai repubblicani il potere di mettere in atto questi imbrogli fiscali. La coscienza e i principi non li hanno fermati. Il problema ora è che se i democratici non otterranno la maggioranza alla Camera e al Senato e non conquisteranno la presidenza degli Stati Uniti, questi aumenti delle tasse decise dai repubblicani, che sono stati già approvati, entreranno in vigore. Gli aumenti delle tasse, mirati, ingiustamente, alla stragrande maggioranza degli americani che stanno soffrendo a causa della pandemia, provocheranno problemi ancora più grandi. Devono essere fermati.

Per leggere l'articolo orginale: Republicans, Not Biden, Are About to Raise Your Taxes

Perché deve essere Biden
The Economist, 31 ottobre 2020

Donald Trump ha dissacrato i valori che rendono l'America un riferimento per il mondo. Il paese che ha eletto Donald Trump nel 2016 era insoddisfatto e diviso. Il Paese al quale chiede di rieleggerlo è più scontento e più diviso. Dopo quasi quattro anni sotto la sua leadership, la politica, è ancora più furiosa di prima e la partigianeria ha meno vincoli. La vita quotidiana è consumata da una pandemia che ha registrato quasi 230 mila morti tra litigi, palleggi di responsabilità e bugie. Molto è opera di Trump e una sua vittoria il 3 novembre l’approverebbe.

Joe Biden non è la cura miracolosa per ciò che affligge l'America. Ma è un brav'uomo che restituirebbe stabilità e civiltà alla Casa Bianca. È attrezzato per ricominciare il lungo e difficile compito di rimettere insieme un paese diviso. Ecco perché, se dovessimo votare, voteremmo per Joe.

Trump ha sbagliato meno nel suo ruolo di capo del governo americano che in quello di capo di stato. Lui e la sua amministrazione possono rivendicare la loro parte di vittorie e perdite politiche, proprio come le amministrazioni prima di loro. Ma in quanto guardiano dei valori americani, coscienza della nazione e voce dell'America nel mondo, non è stato assolutamente all'altezza del compito. Senza il Covid-19, le politiche di Trump avrebbero potuto fargli vincere un secondo mandato. I risultati conseguiti nel paese comprendono tagli alle tasse, deregolamentazione e nomina di giudici conservatori. Prima della pandemia, i salari del quarto più povero dei lavoratori crescevano del 4,7% l'anno. La fiducia delle piccole imprese era vicina al punto massimo registrato in 30 anni. Limitando l'immigrazione, ha dato ai suoi elettori ciò che volevano. All'estero, il suo approccio destabilizzante ha portato alcuni cambiamenti positivi. L'America ha sconfitto lo Stato Islamico e mediato accordi di pace tra Israele e tre paesi musulmani. Alcuni paesi alleati della Nato stanno finalmente spendendo di più per la difesa. Il governo cinese sa che la Casa Bianca ora lo riconosce come un avversario temibile.

Questo elenco contiene tante cose che vanno criticate. I tagli alle tasse sono stati regressivi. Alcune delle deregolamentazioni sono state dannose, soprattutto per l'ambiente. Il tentativo di riforma sanitaria è stato un fallimento. I funzionari dell'immigrazione hanno crudelmente separato i bambini migranti dai loro genitori e aver limitato i nuovi arrivi eroderà la forza dell'America. Rispetto ai problemi difficili, la Corea del Nord, l'Iran e la pace in Medio Oriente, Trump non ha fatto meglio delle istituzioni di Washington che ama ridicolizzare.

Tuttavia, il problema più grande con Trump riguarda qualcosa di più fondamentale. Negli ultimi quattro anni ha ripetutamente dissacrato i valori, i principi e le pratiche che hanno reso l'America un paradiso per il proprio popolo e un riferimento per il mondo. Chi accusa Biden dello stesso errore, o peggio, dovrebbe fermarsi a riflettere. Coloro che respingono con leggerezza la prepotenza e le bugie di Trump, e dei tanti tweet, ignorano il danno che ha causato.

Inizia con la cultura democratica americana. La politica tribale ha prevalso su Trump. L’ospite del programma “The Apprentice” l’ha sfruttata per passare dalla stanza verde alla Casa bianca. Tuttavia, mentre i presidenti più recenti hanno visto nella faziosità tossica un male per l'America, Trump l'ha posta al centro del suo mandato. Non ha mai cercato di rappresentare la maggioranza degli americani che non hanno votato per lui. Di fronte a un'esplosione di proteste pacifiche dopo l'uccisione di George Floyd, il suo istinto non è stato quello di rimarginare la ferita, ma di descriverle come un’orda di saccheggi e violenze di sinistra, parte di un modello di tensione razziale. Oggi, il 40% dell'elettorato crede che l'altra parte non solo sia solo scorretta, ma malvagia.

La caratteristica da capogiro della presidenza Trump è il suo disprezzo per la verità. Tutti i politici tergiversano, ma la sua amministrazione ha dato all'America "fatti alternativi". Non si può credere in niente di quello che dice Trump, incluse le sue affermazioni secondo cui Biden è un corrotto. Le sue cheerleader nel Partito repubblicano si sentono obbligate a difenderlo a prescindere, come hanno fatto in un'impeachment dove, per un solo voto, hanno seguito la linea del partito.

La partigianeria e le menzogne minano le regole e le istituzioni. Questo può sembrare esigente: gli elettori di Trump, dopo tutto, apprezzano la sua volontà a offendere. Ma il sistema americano di controlli e contrappesi soffre. Questo presidente chiede che i suoi avversari siano rinchiusi; usa il Dipartimento di giustizia per vendicarsi; emette condanne dei sostenitori condannati per reati gravi; fa lavorare la sua famiglia alla Casa bianca; e offre protezione ai governi stranieri in cambio di informazioni che infangano un rivale. Quando un presidente mette in dubbio l'integrità di un'elezione solo perché potrebbe aiutarlo a vincere, mina la democrazia che ha giurato di difendere.

Anche la faziosità e la menzogna indeboliscono la politica. Guardiamo al Covid-19. Trump ha avuto la possibilità di unire il suo paese attorno a una risposta ben organizzata e vincere la sua rielezione, come hanno fatto altri leader. Invece, ha guardato ai governatori democratici come rivali o capri espiatori. Ha imbavagliato e sminuito le istituzioni americane di livello mondiale, come i Centers for disease control and prevention. Come ha spesso fatto, ha deriso la scienza, anche per le mascherine. E, incapace di vedere oltre la propria rielezione, ha continuato a mentire sull'evidente verità sull'epidemia e sulle sue conseguenze. L'America ha tra gli scienziati migliori al mondo. Ha anche uno dei tassi di mortalità Covid-19 più alti al mondo.

Trump ha trattato gli alleati dell'America con la stessa mentalità meschina. Le alleanze aumentano l'influenza dell'America nel mondo. Le alleanze più vicine si sono formate durante le guerre e, una volta distrutte, non possono essere facilmente rimesse insieme in tempo di pace. Quando i paesi che hanno combattuto al fianco dell'America guardano alla sua leadership, fanno fatica a riconoscere la leadership che ammirano. Questo è importante. Gli americani sono noti sia per sopravvalutare sia per sottovalutare l’influenza che hanno nel mondo. Come hanno dimostrato le lunghe guerre in Afghanistan e Iraq, la potenza militare americana da sola non può trasformare i paesi stranieri. Tuttavia, gli ideali americani servono davvero da esempio per altre democrazie e per le persone che vivono in stati che perseguitano i loro cittadini. Trump crede che gli ideali siano per i perdenti. I governi di Cina e Russia hanno sempre visto la retorica americana sulla libertà come una cinica copertura della convinzione che la forza sia giusta. Sfortunatamente, con Trump i loro sospetti sono stati confermati.

Altri quattro anni con un presidente storicamente pessimo come Trump aggraverebbero tutti questi problemi e ancora di più. Nel 2016 gli elettori americani non sapevano chi stessero votando. Adesso lo sanno. Voterebbero per la divisione e la menzogna. Appoggerebbero la trasgressione delle norme e la riduzione delle istituzioni nazionali in feudi personali. Introdurrebbero il cambiamento climatico che minaccia non solo terre lontane, ma anche la Florida, la California e il cuore dell'America. Segnalerebbero che il campione della libertà e della democrazia per tutti dovrebbe essere solo un altro grande paese che fa sentire il suo peso. La rielezione di Trump metterebbe un sigillo democratico su tutti i danni che Trump ha fatto.

La differenza che impedisce a Joe Biden di migliorare la sua posizione non è grande. È facile superarla. Molto di quello che l'ala sinistra del Partito democratico non amava di lui alle primarie - è un centrista, un istituzionalista, un costruttore di consenso - lo rende un anti-Trump adatto a risolvere alcuni dei danni degli ultimi quattro anni. Biden non riuscirà a porre fine all'aspra ostilità che sta crescendo da decenni in America. Ma potrebbe iniziare a tracciare un percorso verso la riconciliazione.

Sebbene la sua politica si collochi a sinistra delle precedenti amministrazioni, non è un rivoluzionario. La sua promessa di "ricostruire meglio" ammonterebbe a 2-3 trilioni di dollari, parte di un aumento della spesa annuale del 3% del Pil. Gli aumenti delle tasse sulle imprese e sui ricchi sarebbero significativi, ma non punitivi. Cercherebbe di ricostruire le infrastrutture decrepite americane, dare di più alla salute e all'istruzione, favorirebbe una maggiore immigrazione. La sua politica sul cambiamento climatico investirebbe nella ricerca e nella tecnologia per aumentare l'occupazione. È un amministratore competente e un sostenitore del processo. Ascolta i consigli degli esperti, anche quando sono scomodi. È un multilateralista: meno conflittuale di Trump, ma più risoluto.

I repubblicani esitanti temono che Biden, vecchio e debole, possa essere un cavallo di Troia per l'estrema sinistra. È vero che l'ala radicale del suo partito si sta agitando, ma lui e Kamala Harris, la vicepresidente che ha scelto, hanno entrambi dimostrato nella campagna elettorale che possono tenerlo sotto controllo. Normalmente, si potrebbe consigliare agli elettori di limitare la sinistra assicurandosi che il Senato rimanga nelle mani dei repubblicani. Non questa volta. Una grande vittoria per i democratici al Senato si aggiungerebbe alla prevalenza dei centristi moderati sui radicali al Congresso, portando senatori come Steve Bullock nel Montana o Barbara Bollier nel Kansas. Non si vedrebbe una svolta a sinistra con nessuno dei due.

Una clamorosa vittoria democratica gioverebbe anche ai repubblicani. Questo perché una competizione serrata li invoglierebbe in tattiche divisive e polarizzanti sul piano razziale, un vicolo cieco in un paese che sta diventando sempre più eterogeneo. Come sostengono i repubblicani anti-Trump, il trumpismo è un fallimento sul piano morale. Il loro partito ha bisogno di una rinascita. Trump deve essere fermato con fermezza.

In queste elezioni l'America deve affrontare una scelta fatidica. È in gioco la natura della sua democrazia. Un sentiero conduce a un governo frammentario e personalizzato, dominato da un capo di stato che disprezza la decenza e la verità. L'altro porta a qualcosa di meglio, qualcosa di più vero a ciò che questa rivista vede come i valori che originariamente hanno reso l'America un'ispirazione in tutto il mondo. Nel suo primo mandato, Trump è stato un presidente distruttivo. Inizierebbe il suo secondo mandato affermando tutti i suoi peggiori istinti. Biden è il suo opposto. Nel caso fosse eletto, il successo non è garantito, e come potrebbe essere? Ma entrerà alla Casa Bianca con la promessa del dono più prezioso che le democrazie possono offrire : il rinnovamento.

Per leggere l'articolo originale: Why it has to be Biden