“Abbiamo bisogno di cambiare l'Europa perché le disuguaglianze che l'attraversano sono troppo forti e noi, che siamo la patria dello Stato sociale, rischiamo oggi di passare alla storia come quelli che si sono inventati il fiscal compact e l'austerità. Per cambiare l'Europa, però, abbiamo bisogno di cambiare anche noi, come sindacato. Dobbiamo chiederci se, così come siamo organizzati, così come funzioniamo, siamo in grado di cambiare questo processo e di svolgere fino in fondo un ruolo che ridia peso e senso al lavoro dipendente come soggetto organizzato”. È questo il fulcro dell'intervento che Maurizio Landini, segretario generale della Cgil, ha portato al 14esimo congresso della Ces, la confederazione dei sindacati europei, che si sta svolgendo a Vienna.

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Landini è partito dal grande nodo delle disuguaglianze che “vanno combattute per affermare la democrazia”. Per questo – ha detto il leader Cgil – serve “una politica industriale europea e non le delocalizzazioni; serve un sistema fiscale vero per il continente e non il dumping che esiste adesso; servono diritti nel lavoro e nella formazione, non la libertà di licenziamento, non la deregolamentazione del mercato del lavoro”. “Servirebbe – ha proseguito Landini – un social compact che si estende a tutti al posto del fiscal compact; servirebbe ridurre gli orari di lavoro anziché aumentarli e servirebbe tagliare le unghie alla finanza, rilanciando il ruolo pubblico degli investimenti per avere un'idea anche di nuovo modello di sviluppo ambientalmente sostenibile”.

“Del resto – ha detto ancora Landini – i bassi salari, la precarietà, la rabbia sociale, la solitudine che le persone che lavorano vivono sono frutto anche di questi processi e cioè di un sistema di accumulazione della ricchezza che ha prodotto le diseguaglianze che anche noi stiamo vivendo”. Il segretario Cgil ha ricordato un dato fornito dalla Banca Centrale: se alla disoccupazione si aggiunge la sottoccupazione, in Europa siamo al 18%, quindi parlare di un miglioramento della situazione occupazionale è assolutamente inopportuno. E allora, secondo Landini, l'obiettivo dell'Europa deve diventare proprio questo: la piena e buona occupazione e non semplicemente la riduzione dell'inflazione.

Ma centrale nell'intervento del segretario Cgil al congresso Ces è stato anche il ragionamento sul “noi”, sul sindacato. “lo dico con onestà, a partire dall'organizzazione che rappresento, non siamo qui a dare lezioni a nessuno – ha sottolineato Landini –. Siamo qui a dire che tutti insieme abbiamo bisogno di cambiare e di porci il problema di che cosa significa oggi avere un sindacato che sia un soggetto di trasformazione sociale, in grado di costruire un'Europa sociale. E allora abbiamo bisogno di parlarci di più, abbiamo bisogno di assumere obiettivi comuni e abbiamo bisogno anche di riconoscere i limiti e gli errori della nostra azione, perché solo così si può realizzare un cambiamento concreto. Questa credo sia la battaglia da fare – ha concluso Landini – non solo andare a votare domenica, ma essere in grado da lunedì di mettere in campo in tutta Europa un'azione contrattuale comune, che metta al centro il lavoro, la lotta alla precarietà e l'aumento dei salari dei lavoratori, perché questi sono i punti di fondo”.